Beretta: "La legge sugli stadi? Non c'è rischio di speculazione"
Il Presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, al termine dell'assemblea straordinaria delle società, ha parlato della legge sugli stadi: «Il punto adesso è di vedere se su questo testo, che è un testo che consente di realizzare gli stadi secondo le normative vigenti e senza rimuovere alcuno dei vincoli oggi presenti, si trova una convergenza in Commissione che consentirebbe un'approvazione molto veloce - ma serve l'unanimità - oppure se si deve fare il percorso tradizionale che fa la grande maggioranza delle leggi e andare in aula con una proposta condivisa da una maggioranza ampia. Questo è qualcosa che è evidentemente tutto nelle mani dei gruppi parlamentari presenti in Commissione. Noi auspichiamo che lavorino per il meglio, però diciamo che dopo 15 mesi che questa legge è all'esame della Commissione cultura della Camera il passaggio che c'è stato questa settimana non è affatto una fermata, anzi è comunque finalmente un punto fermo. Non si possono fare speculazioni edilizie perché comunque sono le istituzioni a validare i progetti e ad assegnare le eventuali compensazioni e perchè non viene rimosso alcun vincolo, ma tutto resta nel rispetto totale e pieno delle normative.
C'è bisogno di arrivare il prima possibile ad una norma approvata in via definitiva per recuperare le distanze che purtroppo il calcio italiano ha accumulato rispetto a tedeschi, inglesi e spagnoli per il fatto che noi non abbiamo stadi nuovi e gestiti dalle società. Però - ha concluso Beretta - è importante che si arrivi ad un testo di legge che consenta di farli davvero gli stadi. È importante fare in fretta, è importante il massimo del consenso possibile, ma quello che è fondamentale è avere una legge che serva davvero e non sia solo una dichiarazione di principio come forse a qualcuno piacerebbe. Se così non fosse - spiega il presidente della Lega - vorrebbe dire che non si vogliono fare gli stadi. Perchè, o ci sono interventi pubblici come in altri paesi, oppure, come nel caso che proponiamo in Italia, non c'è un euro di denaro pubblico, ma altri modi per finanziare queste realtà senza alcun rischio di speculazione»