Il gatto maculato tra ipotesi e certezze
In una miriade di rumors, voci e indiscrezioni, spesso è sufficiente chiedere informazioni ai diretti interessati per avere più chiara la situazione. Certo, se il diretto interessato corrisponde al nome di Walter Sabatini tutto si fa più difficile, e ogni dichiarazione del DS romanista è come un sorso d’acqua in grado di placare per un po’ di tempo la sete di informazioni dell’ambiente giallorosso. Sorso d’acqua anche più soddisfacente del solito, perché Sabatini questa volta ha dato anche qualche certezza: Rüdiger sarà riscattato, Alisson arriverà per restare così come Iturbe tornerà per restare. Ma è inevitabile che l’attenzione si focalizzi sui casi più spinosi del mercato che deve ancora cominciare, vale a dire le possibili permanenze o meno di Radja Nainggolan e Miralem Pjanić. “Non credo che andrà via”, riferito al belga, suona abbastanza come un circoscrivere un’ipotesi probabile, smentibile solo da un grosso imprevisto ma per questo non certa al 100%; “forse neanche lui parte”, per quanto riguarda il bosniaco, fa capire come in caso di necessità sia lui il primo sulla lista degli addii, ma che si sta lavorando per evitare anche questa cessione. E qui si arriva al punto fondamentale: cosa mai sarà questa manovra a coda di gatto maculato? Il gatto maculato, o del Bengala, viene descritto come una specie dal carattere affettuoso, ma anche piuttosto turbolento, che ha bisogno di spazio per correre e ha un istinto predatorio verso i piccoli animali.
Con un po’ di fantasia, è un dipinto abbastanza sovrapponibile alla persona (almeno quella pubblica, poi, come ben si sa, ce n’è una privata e una segreta) di Sabatini, che appunto sta cercando lo spazio (leggere, il denaro) per non dover compiere due sacrifici che sarebbero dolorosissimi per la rosa giallorossa. L’idea più immediata sarebbe quella di far cassa con le cessioni di altri giocatori: Antonio Sanabria (che non è stato tirato in ballo, e forse un motivo ci sarà pure), Adem Ljajić (anche qui un mezzo mistero, riguardante la promessa che si sono fatti insieme al procuratore), Seydou Doumbia (“la Premier non è un campionato adatto alle sue caratteristiche”, chissà che un campionato con le caratteristiche, magari non tecniche, adatte all’ivoriano non sia in un altro continente) e magari anche Umar Sadiq (“sciaguratamente vale 5 milioni” disse Sabatini a dicembre, magari oggi può valere ancora di più), ma nulla può escludere altre idee al momento imprevedibili, come sono state imprevedibili e impreviste in passato alcune sue mosse mosse. Importanti anche i discorsi riguardanti il futuro di Totti, con un’idea negativa sul suo possibile rinnovo ribaltata da quanto dimostrato in campo dal Capitano, e soprattutto il suo, che continua a rimanere nebuloso. “Il mio pensiero non va oltre il 30 giugno”, una data che, oltre che una scadenza improrogabile, sta diventando anche una soglia mistica. Impossibile non pensare a un collegamento tra le due cose, ma più passa il tempo e più l’unico modo per scoprire quale realmente sia resta quello di superarla. La sete è già tornata, potere del gatto maculato.