Genoa-Roma 1-1 - Top & Flop

06.05.2019 22:00 di  Luca d'Alessandro  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Luca d'Alessandro
Genoa-Roma 1-1 - Top & Flop
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

TOP 

POTEVA ANDARE PURE PEGGIO - Sembra un paradosso dopo una serata del genere per la Roma, ma è così. Se Mirante non avesse parato il calcio di rigore al 90'+6' i giallorossi si ritroverebbero a -4 dall'Atalanta, ovvero 2 partite di svantaggio su 3 ancora in calendario. Se resta una flebile speranza Champions è grazie a quella parata. 

IL COLPO - Quando vai in vantaggio a pochi minuti dalla fine, con un gol del genere, dopo una prestazione di squadra già opaca si pensa che il più è stato fatto. Invece non è così. Resta la giocata, il colpo del solito El Shaarawy, uno dei pochissimi giallorossi ad avere il killer instinct sotto porta.

 

FLOP 

LA VOGLIA DI VINCERE DOV'ERA? - Una squadra di giocava la salvezza, l'altra la Champions League. Il Genoa ha dimostrato maggiore voglia di ottenere il risultato, la Roma si era ritrovata in vantaggio per maggiore qualità dei suoi. Ma l'atteggiamento dei giallorossi è forse la pagina più negativa della serata. 

LA PAURA FA 90' I-II - Neanche fosse uno speciale di Halloween dei Simpson, superato il novantesimo minuto la Roma si perde completamente: 90'+1' subisce il gol del pareggio, 90'+5' il calcio di rigore che poteva portare a una clamorosa sconfitta. 

PERCHÉ SCHICK - Quando si dice che gli attaccanti nella propria area di rigore, spesso, sono pericolosi. Sul calcio d'angolo si verifica una situazione quasi surreale: Fazio (195 cm), difensore forte di testa, senza marcatura, Schick a prendere Romero. Il risultato, con Nzonzi (196 cm) anche lui in versione bella statuina. 

TERRA DI NESSUNO - Se la difesa è andata in bambola col l'epilogo da cancellare, il gioco è mancato totalmente. Zaniolo largo a destra è un adattato ed è come limitare le sue potenzialità, Dzeko è costretto spesso a venire troppo largo per cercare la giocata. Il problema sono soprattutto i 20-30 metri di distanza tra Nzonzi-Cristante e Pellegrini-Dzeko, specie nel secondo tempo, quando la squadra smette di essere pericolosa.