Pigliacelli: "Ho il rimpianto di non aver mai giocato con la Roma: tornerei a piedi"
L'ex romanista Mirko Pigliacelli, ora in forza all'Hammarby, ha rilasciato un'intervista a Il Romanista. Eccone uno stralcio.
Perché ci hai detto che la Roma è un discorso a parte?
«Perché è un pezzo di vita, un pezzo di cuore. Ci ho giocato otto anni, ho ricordi bellissimi, indimenticabili. Gli scudetti vinti nelle giovanili, gli ultimi due anni da aggregato in prima squadra, la prima convocazione. Ho ancora la maglietta a casa: mi pare fosse una partita in Champions League, venni convocato ma poi andai in tribuna. Ricordo a Verona, contro il Chievo (primo maggio 2012, 0-0, ndr), giocò Curci: lì un po' avevo sperato di giocare, il campionato era finito. Per un ragazzo che ha fatto tutte le giovanili, e vinto due scudetti, che magari non contano nulla, ma sempre due scudetti sono, per uno che è vissuto dentro Trigoria, sarebbe stato bello, e importante. C'era Luis Enrique, quell'anno: per il suo modo di giocare sarei andato benissimo. Ma forse ha avuto proprio il modo, di pensarci: era un periodo delicato, non c'era tempo per pensare a fare felice un piccoletto».
E sei andato via.
«Era il periodo del cambio di società, c'erano altre priorità. Avevo il contratto fatto a 16 anni, che sarebbe scaduto quando ne avevo 19. Non ho chiesto niente a nessuno, non mi hanno chiamato per il rinnovo. E ho firmato per il Parma, che mi ha dato in prestito al Sassuolo. La Roma in cui mi ero affacciato per gli allenamenti era una Roma di romani, poi c'è stato il periodo dei tanti stranieri. Adesso però vedo un'aria diversa, mi sembra che pian piano i romani stanno tornando. Forse ero capitato nel periodo sbagliato. Con Ranieri avevo fatto un ritiro precampionato, a Riscone di Brunico. Ho il rimpianto di non aver mai giocato una partita ufficiale con la Roma, dopo tutti quegli anni nel vivaio. E di non aver mai giocato con due campioni come Totti e De Rossi, anche se mi sono allenato con loro tante volte. Della Roma, in televisione, non mi perdo mai una partita».
Da portiere, che idea ti sei fatto del cambio tra i pali?
«Non è mai facile cambiare un primo portiere, ma Olsen ormai era andato in difficoltà. E vedendo le prime partite di Mirante, Ranieri ha avuto ragione. Poi Antonio lo conosco, abbiamo fatto insieme un paio di ritiri, con il Parma, ogni tanto ci sentiamo. Un ragazzo eccezionale, molto umile, oltre che un grande professionista. Uno di quelli che nel gruppo diventano subito indispensabili».
Ti manca, la serie A italiana?
«Ti ho detto, qui sto benissimo. E ho un contratto fino al 2023. E se devo tornare per giocare di nuovo in serie B, in questo momento dico: ‘no, grazie, resto qua'. Per la serie A sarebbe diverso, quella proverei volentieri. Ma qui le sto giocando tutte, non è che abbia tutta questa voglia, di venire a fare di nuovo il dodicesimo. Certo, poi dipende molto anche dalla squadra...».
E se quella squadra fosse proprio la Roma?
«Non hai capito. Se chiama la Roma, io vengo a piedi...».