Collina: "Il VAR non deve riarbitrare la partita, ma serve abitudine per i tempi di attesa"

07.06.2020 08:41 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Collina: "Il VAR non deve riarbitrare la partita, ma serve abitudine per i tempi di attesa"
Vocegiallorossa.it
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitri della FIFA, ha  rilasciato un'intervista al Corriere della Sera. Eccone uno stralcio.

Tante polemiche sul fatto che non si dovrà più protestare. Cosa cambia?
«Non lo si poteva fare neppure prima se per questo. Speriamo sia un cambiamento positivo che il Covid-19 ci lascerà in eredità. Ma come per altre situazioni, ad esempio esultare abbracciandosi dopo un gol, si tratta più di un messaggio da dare all’esterno che evitare un rischio reale. Il calcio è uno sport fatto di contatti, impossibile impedirli. Tutti i protagonisti della partita saranno soggetti a rigidi controlli e questo speriamo sia sufficiente».

Arrivano nuove regole: quali le insidie?
«Non sono modifiche vere e proprie, piuttosto chiarimenti. Sul fallo di mano è stata definita la linea di confine tra braccio e spalla. Penso sia applicabile da subito. Anche l’immediatezza del gol segnato o dell’occasione da rete creata dopo un fallo di mano dell’attaccante è definita meglio».

Qual è il margine di errore su gol-non-gol e sul fuorigioco della Var?
«Per la Goal line technology si parla di millimetri. Nella Var interviene la componente umana e quindi c’è un margine di errore. Se le immagini mostrano qualcosa di certo (fuorigioco, fallo dentro o fuori area) vanno usate, altrimenti vale la decisione del campo».

Sui casi dubbi, ci si chiede: perché l’arbitro non è andato a rivedere?
«La Var nasce per aiutare l’arbitro in decisioni cruciali, non per riarbitrare la partita. Nessuno ha mai pensato di rivedere tutto, i match sarebbero eterni. Si è iniziato a parlare di Var nel novembre 2014, in cinque anni e mezzo siamo passati da zero ad avere la Var in tutte le più importanti competizioni. Il processo è ancora in fase miglioramento e anche di comprensione, da parte di chi è cresciuto con il modus operandi di prendere la decisione finale e difenderla».

Più accuratezza significa anche tempi più lunghi.
«Precisione e velocità non coesistono. Il peggior risultato è sbagliare perché hai voluto essere veloce. Guardi solo due immagini e quella giusta è la terza che non hai visto. Ci vuole abitudine a vivere i tempi d’attesa, ma la fluidità del gioco resta la stella polare da seguire e quindi lavoriamo per essere più rapidi».

Il calcio ha molte regole che si prestano all’interpretazione. Non crede?
«Le regole hanno una derivazione britannica e da sempre molto è lasciato all’interpretazione soggettiva. Questo può dar luogo a una mancanza di uniformità. Da un lato occorre avere regole più chiare e dall’altro lavorare con gli arbitri per avere maggiore omogeneità di giudizio».