Da Spalletti a Di Francesco: i cambiamenti tattici del 2017

02.01.2018 10:20 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Gabriele Chiocchio
Da Spalletti a Di Francesco: i cambiamenti tattici del 2017
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Il 2017 è stato l’anno che ha visto l’avvicendamento in panchina tra Luciano Spalletti ed Eusebio Di Francesco: il tecnico abruzzese è tornato a Roma per mettere in campo una propria precisa idea tattica, per diversi aspetti diversa rispetto a quella del suo predecessore.

NAINGGOLAN, RITORNO ALLE ORIGINI - Il cambiamento più rumoroso apportato da Eusebio Di Francesco è in realtà un ritorno al passato: se Spalletti, fin dalla prima partita, ha puntato sul belga come incursore alle spalle della punta centrale, il tecnico abruzzese non si è fatto problemi a reincasellarlo in uno dei due intermedi di centrocampo del 4-3-3, sua posizione di origine nella quale di certo non aveva demeritato - a dir poco - nella gestione di Rudi Garcia. Certamente partire venti metri indietro e avere precisi compiti difensivi sono elementi che limitano un po’ l’esuberanza di Nainggolan, ma questo non impedisce a priori al numero 4 di essere pericoloso offensivamente quando la manovra si sviluppa. Una modifica più di forma che di sostanza, di fatto più evidente nella fase difensiva che in quella offensiva, visto il mancato incastro col regista avversario in fase di non possesso.

DŽEKO SI ACCORCIA - Il ritorno di Edin Džeko nel novero dei titolari di Luciano Spalletti aveva determinato anche un cambiamento dell’atteggiamento di squadra, più corta col bosniaco fuori e l’attacco col falso 9 e più lunga con in campo l’ex Manchester City, chiamato per lo più a finalizzare la manovra offensiva e pronto a rispondere con una stagione da 39 gol, 21 dei quali messi a segno dal 1° gennaio 2017 in poi. Di Francesco vuole invece una squadra più raccolta ma non ama il falso 9 e così Džeko ha dovuto un po’ adattarsi, tornando, anche in questo caso, a un atteggiamento più simile a quello che aveva nella gestione Garcia, con movimenti da trequartista per venire a prendere il pallone e veicolarlo agli esterni. Anche eccessivi secondo il tecnico, che più volte ha fatto notare come il centravanti non dovrebbe vagare troppo per il campo ma mantenersi nella zona pericolosa, pronto a sfruttare le occasioni create dai compagni.

A DESTRA UN PO’ PER UNO - Nella prima parte dell’anno, Spalletti non aveva avuto problemi a far sapere come Stephan El Shaarawy e Diego Perotti non gradissero giocare sul lato destro del campo, corrispondente al loro piede preferito, e la presenza di Mohamed Salah in rosa faceva sì che questo non fosse un problema così rilevante, risolto tra l’altro dal passaggio al 3-4-2-1 quando l’egiziano è stato fuori per la Coppa d’Africa. L’ex numero 11 è poi andato al Liverpool e per sostituirlo si è scelto Patrik Schick, rimasto indisponibile per diverse settimane e non sostituibile - se non per sporadiche occasioni - dall’unico altro attaccante laterale di piede mancino, vale a dire Cengiz Ünder. Con Grégoire Defrel - comunque non un esterno - disponibile a intermittenza, su quel lato sono finiti a turno proprio i due esterni normalmente impiegati a sinistra, con risultati migliori di quelli che l’ex tecnico lasciava intuire potessero esserci. Basti pensare alla prestazione del Faraone contro il Chelsea, fornita per gran parte della gara proprio da esterno destro.