Capitani coraggiosi: il vanto di Roma

28.05.2017 08:17 di  Simone Ducci  Twitter:    vedi letture
Fonte: Redazione Vocegiallorossa - Simone Ducci
Capitani coraggiosi: il vanto di Roma

“Figli di Roma, capitani e bandiere… Questo è il mio vanto che non potrai mai avere”. Al giorno d’oggi, in un calcio sempre più internazionale e sempre più alle dipendenze del Dio denaro, il verificarsi di storie d’amore eterne sembra essere un fenomeno oramai in via di estinzione. Non per i colori giallorossi che, rispetto a una bacheca molto meno fornita in confronto ad altri club, possono vantare nel proprio palmarès una lunga serie di bandiere, molte delle quali romane e romaniste. Ripercorriamo insieme gli storici capitani giallorossi che hanno portato con orgoglio la fascia al braccio.

FERRARIS IV (1927-1929) – Il primo capitano storico giallorosso fu Attilio Ferraris. Egli nacque nel Rione Borgo in una famiglia fortemente legata al gioco del calcio. Il soprannome di Ferraris IV, infatti, gli fu affidato poiché era il quarto di 4 fratelli, tutti dediti al calcio. La sua carriera da calciatore cominciò presso la Fortitudo e, quando quest’ultima si fuse con le società Alba Audace e Roman, divenne il primo capitano dell’A.S. Roma. Il suo stile di vita, sopra alle righe, fu uno dei suoi più grandi limiti: Attilio, spesso, era solito saltare gli allenamenti, tanto da essere messo fuori rosa dall’allora presidente Sacerdoti. Fu, però, il primo giallorosso a vestire la maglia della Nazionale il 1° gennaio 1928 in occasione di un’Italia-Svizzera, vinta 3-2 dagli azzurri. Celebri rimasero diverse frasi del mediano romano: “Se avessi ancora i soldi persi a poker, ai cavalli e ai cani, ma sai quanti soldi me giocherei ancora!” (a testimonianza dell’attrazione verso il gioco). Le sue “dimissioni” da capitano, inoltre, avvennero in modo piuttosto singolare: quando Fulvio Bernardini giunse in giallorosso, Ferraris – si dice – gli disse: “A Fu’, tu sei er mejo: er capitano fallo tu!”.

FULVIO BERNARDINI (1929-1939) – Fu soprannominato Fuffo, Professore, Dottore per via della sua laurea ottenuta in scienza economiche. Cominciò a giocare a calcio dapprima come portiere e successivamente come attaccante. Il motivo del cambiamento di ruolo è tutt’ora discusso dalle fonti: secondo alcuni il cambiamento avvenne perché subì 4 gol in una partita mentre per altri ciò avvenne a causa delle pressione della sua famiglia a seguito di un brutto scontro di gioco in cui Bernardini perse i sensi. Approdò alla Roma nel 1928, dopo aver militato nella Lazio e nell’Inter, costituendo insieme as Attilio Ferraris una coppia assai carismatica.

GUIDO MASETTI (1939-1943) – “Co’ Masetti che è er primo portiere…”, tutti i tifosi giallorossi avranno almeno una volta intonato questa strofa del celebre inno “Campo Testaccio”. Giunse nella capitale nella stagione 1930/1931, dopo aver militato nel Verona. Fu il portiere con il quale il club di laureò per la prima volta Campione di Italia nella stagione 1941/1942. Di lui si ricorda il suo carattere allegro ed esuberante: una volta, infatti, alla presenza di un ambasciatore turco il portiere giallorosso si travestì da odalisca e ballò una stravagante danza del ventre.

AMADEO AMADEI (1943-1948) – Nato a Frascati, venne da subito soprannominato Fornaretto poiché figlio di fornai. Cresciuto nelle giovanili della Roma, entrò nella storia per aver centrato il record di giocatore più giovane ad aver siglato un gol in Serie A: Amadei, infatti, andò in gol nella sua stagione di debutto (1936/1937) durante un Roma-Fiorentina, terminato 2-2, a poco più di 15 anni. Amadei fu un protagonista del calcio per diversi motivi: fu il centravanti del primo scudetto giallorosso ma subì anche una squalifica a vita, poi graziata da un’amnistia, poiché venne accusato – ingiustamente - di aver dato un calcio al guardialinee Massironi durante un match di Coppa Italia contro il Torino, fresco vincitore dello scudetto e reo di aver provocato gli avversari avendo fatto trovare loro, durante l’intervallo, 11 paia di forbici sul tavolo degli spogliatoi. Qualche anno dopo Vittorio Dagianti rivelò di essere stato lui l’autore del folle gesto.

GIACOMO LOSI (1959/1968) – Per la sua lunga militanza nel club giallorosso (15 stagioni) fu soprannominato Core de Roma. Egli crebbe in una famiglia di antifascisti, contribuendo alla Resistenza consegnando le munizioni ai partigiani. Esordì con i capitolini, dopo aver militato nella Cremonese, nel match contro l’Inter del 20 marzo 1955. Tutt’ora siede al terzo posto per record presenze ricoperte nel club romano, dietro solo a De Rossi e a Totti.  

AGOSTINO DI BARTOLOMEI (1980-1984)Ago – così era soprannominato – fu un calciatore davvero sui generis: fu un giocatore piuttosto schivo e riservato e molto lontano dai canoni dell’epoca. Tecnicamente, Di Bartolomei era dotato di una precisione magistrale nei lanci e di una grande potenza nel tiro in porta. La sua figura però viene spesso accostata alla tragica morte che sconvolse il mondo giallorosso e non solo: la mattina del 30 maggio del 1994 l’ex capitano giallorosso morì suicida. I motivi del folle gesto, inizialmente ricondotti a un prestito rifiutatogli, non sono mai stati chiariti del tutto. Ciò che rimane è quel biglietto indirizzato alla moglie e ai figli: “Non vedo l'uscita dal tunnel, ma voglio bene a te, Marisa, e ai ragazzi”.

CARLO ANCELOTTI (1984-1987) – Acquistato dal Parma, arrivò alla corte di Nils Liedhom, esordendo in un Roma-Milan, terminato 0-0, il 16 settembre 1979. La sua carriera in giallorosso divenne famosa a causa dei numerosi infortuni alle ginocchia che lo costrinsero a saltare diverse partite. Divenne capitano della squadra dopo Di Bartolomei, nel 1985. Rimase in giallorosso 8 stagioni vincendo uno scudetto e 4 Coppe nazionali.

GIUSEPPE GIANNINI (1987-1996) – Il Principe fu, senza ombra di dubbio, uno dei capitani più apprezzati nel panorama giallorosso. Vestì la maglia della Roma per ben 15 stagioni, entrando in pianta stabile anche in Nazionale. Il suo soprannome gli fu dato dal compagno Odoacre Chierico per via del suo modo elegante di toccare il pallone e di correre a testa alta. Il suo addio dai colori giallorossi non gli rese grande onore per via dei rapporti incrinatisi con il presidente Sensi, anche a seguito di un rigore sbagliato in un derby perso contro la Lazio.

DANIELE DE ROSSI (?-oggi) – Il centrocampista di Ostia cresce e si sviluppa calcisticamente all’ombra del capitano Francesco Totti, facendone le veci in sua assenza. Soprannominato per questo motivo Capitan Futuro, il numero 16 entra nei cuori della tifoseria non soltanto per le sue qualità tecniche, apprezzate e riconosciute da tutta Europa, ma anche per il suo attaccamento alla maglia e per il suo enorme carisma. Durante gli ultimi anni di Francesco Totti, lo sostituisce stabilmente con la fascia al braccio, entrando con merito nella lista dei capitani giallorossi.

FRANCESCO TOTTI (1998-oggi) – Per molti giovani tifosi giallorossi, Totti è semplicemente la Roma. Il suo nome e le sue gesta resteranno per sempre legate a questi colori. Da quasi 20 stagioni porta con orgoglio e meriti la fascia al braccio in rappresentanza del club capitolino e, come da lui ammesso, questa sarà la sua ultima stagione in mezzo al campo. Con la Roma non ha vinto molto, rispetto a quanto avrebbe potuto, ma ciò che può vantare di mettere in bacheca sono i riconoscimenti dei suoi meriti da parte di tutto il mondo del calcio e dello sport in generale. Grazie Capitano.