Alisson: "Giocare la Champions mi fa sentire un lupo. Vorrei vincere qui". VIDEO!

25.03.2018 09:00 di Simone Ducci Twitter:    vedi letture
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Alisson: "Giocare la Champions mi fa sentire un lupo. Vorrei vincere qui". VIDEO!
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico Gaetano

Il portiere giallorosso Alisson, protagonista della nuova puntata del format giallorosso TeamMate su Roma TV.

“Era bello quando ero piccolo, mi divertivo tanto. Mi sono fatto molti amici nel calcio e ho lavorato con tanti professionisti. Sono fortunato per quello che ho avuto nella giovinezza. Io e mio fratello ci vogliamo bene, è una grande persona, un grand’uomo e un bravo portiere. Ha sempre fatto bene all’International. Ha vinto anche la Libertadores nel 2010. Siamo cresciuti insieme sia a casa sia in squadra. Lui è il mio migliore amico. Mio padre mi ha sempre detto di sognare in grande. L’ho sempre fatto. Sono arrivato fin qui perché i miei genitori hanno lavorato e speso tanto. Non parlo solo di soldi ma anche di energie. Mi hanno supportato. Io ringrazio Dio di aver due genitori così. Loro, mia moglie e mia figlia sono le persone più importanti. Dio? Cerco di ringraziarlo sempre. Per noi credenti Lui è al primo posto. La mia fede non mi aiuta solo a proteggermi ma mi aiuta a vedere il lato positivo delle cose, anche quando non vanno bene. Anche l’anno scorso che non era il primo portiere della Roma, la fede mi ha aiutato. Taffarel? L'ho visto poco giocare perché sono del '92. L'ho visto quando ero bambino. Quando lo rivedo posso dire che è stato un grande professionista. Per me è un onore averlo conosciuto e lavorarci in Nazionale. Lui è stato uno dei primi ad arrivare in Italia. Da lui in poi sono arrivati tanti portieri brasiliani tra cui Dida, Doni, Julio Ceasar. Sono contento di essere tra loro. Il nostro modo di gioco? Ci piace giocare con il portiere. Il portiere diventa un calciatore in più. Sono migliorato molto con i piedi. In Brasile non si gioca molto con il portiere. Nei primi mesi non è stato facile. Sono cambiati gli allenamenti. In Brasile si lavora più sull'esplosività, qui si lavora più sulla tecnica. Anche il mister si è adattato un po' rispetto al mio stile di gioco. Ho fatto due anni positivi nella massima serie in Brasile. Ho raggiunto la Nazionale giocando in Brasile e il mister l'ha capito. L'esordio in Nazionale? Giorno indimenticabile. La giornata è stata splendida per me e la mia famiglia. Il mio sogno è divenuto realtà. Sono due anni che sono davanti alla porta brasiliana. Il Brasile ha avuto portieri bravissimi. Anche io devo essere sempre pronto, sono contendo di avere questo peso e di stare lì. Non mi accontento e voglio anche vincere con la Nazionale. Sarà un Mondiale difficile e dobbiamo fare del nostro meglio. La Chapecoense? Quando ho saputo del loro arrivo in Italia per giocare io ero in Nazionale e un po' mi è dispiaciuto non poter essere della partita. Ho sentito i sopravvissuti che sono i miei amici. Mi dispiace per chi non ce l'ha fatta. È una tristezza che si porterà per tutta la vita. Falcao? È un idolo qui a Roma e anche all'International. È uno dei calciatori più grandi che il club brasiliano abbia avuto. Ho giocato in tutte e due le sue squadre, all'International e alla Roma. Vorrei vincere un titolo qui. La squadra lo merita, lavora tanto. Vorrei far parte di questo. Anche nel vecchio stadio dell'International i tifosi che cantano e suonano sono quelli della Curva Sud. Adesso la Curva è diventata la mia casa. C'è molta rivalità qui a Roma, anche in Brasile c'è rivalità nell'International. Il matrimonio? Ha cambiato tutto. Avevo i miei amici e i compagni di squadra. La mia vita è cambiata. Ho scelto una squadra che mi ha accolto benissimo. Questo ha reso le cose più facili. Mi ha facilitato l'adattamento. Jesus mi ha aiutato molto qui a Roma. Lui conosceva la mia situazione. Sua moglie ha aiutato la mia. È stato importante. Anche i romani mi hanno accolto benissimo. La prima stagione a Roma? Non è stato facile qui. È cambiato tutto. Sono arrivato qui e ho trovato un modo diverso di lavorare, giocando una volta ogni tre settimane, spettando le coppe. Ho aspettato il mio momento e ho preso la maglia numero 1. Non la lascerò mai. Penso che nessuno sia insostituibile, però, ogni giorno arrivo qui al centro sportivo pensando di fare del mio meglio e di fare bene sempre per aiutare i miei compagni. La cosa più brutta per un calciatore è non giocare. In panchina avevo voglia di entrare in campo. Ho avuto calma e tranquillità nell'aspettare il mio momento, che è arrivato. Il debutto? Sono arrivato qui per giocare e per fare del mio meglio. È stato bello ed emozionante per me. Cerco di giocare sempre col cuore. Le parate difficili? Tutte sono difficili ma la più bella è stata quella su Saul nella gara contro l'Atletico Madrid. Non la dimenticherò mai. In Brasile ho giocato la Libertadores ma non c'è paragone con la Champions in relazione ai tifosi e a ciò che c'è fuori dal campo. Quando entro in campo mi sento un grande lupo e questo raddoppia la voglia di giocare. Penso che la Roma sia cresciuta in questi ultimi 5 anni nell'atteggiamento e nel dimostrare la voglia di vincere. Di Francesco? Non lo conoscevo tanto ma ho un gran rapporto con lui. È un bravo allenatore. Ha cambiato il nostro atteggiamento, rendendolo più cattivo. In ritiro abbiamo lavorato tanto. Non dobbiamo mollare. La squadra difende benissimo, a partire dagli attaccanti. Tutti corrono per aiutare. Tutti noi siamo diversi: Gerson per noi è un ragazzino ancora. È bravissimo e scherza sempre. Peres anche scherza e gioca con i compagni. Abbiamo un gran rapporto noi brasiliani. Anche con gli altri ragazzi c'è un bel feeling. Dzeko? Abbiamo una sfida sul fatto di riuscire a segnarmi. In campo ti fa crescere ogni giorno. Kolarov? L'ho visto poco ma da quando è qui ho capito che sia un calciatore che fa la differenza per ogni squadra. È un leader. Non sa giocare solo il pallone ma vuole bene a tutti. Spinge in avanti quando si deve spingere. L'addio di Totti? È stata una giornata sia bella sia triste. Tutti noi abbiamo vissuto gli stessi sentimenti: gioia di aver avuto un calciatore come lui e dispiacere per l'addio di una leggenda. Abbiamo la fortuna di averlo con noi tutti i giorni. Un calciatore e una persona come lui deve rimanere nel calcio per renderlo una cosa ancora più bella. De Rossi? È un gran capitano, uno di quelli che mi ha accolto benissimo. Non parla sempre ma quando lo fa è autoritario. Sa quello che dice e quando dirlo. La fascia da capitano è un buona mani. Come sono? Sono un tipo tranquillo. Non ho bisogno di tanto per vivere bene. Il cibo è buono qui, la città mi piace, soprattutto il centro storico con il Colosseo. Del Brasile mi mancano gli amici e i genitori. Quando posso porto qualcuno qui per stare insieme e sentire meno la mancanza del Brasile. Sono felice qui a Roma con mia moglie e la mia bimba, che è nata qui ed è sia romana e brasiliana. Per vivere bene ho bisogno solo della mia famiglia".