MADONNA DI CAMPIGLIO - Spalletti: "Pallotta bel personaggio, tiene alla Roma. Serve una testa forte per il preliminare. Mercato? Ci pensa Sabatini, io alleno". FOTO! VIDEO!
Questa sera ha avuto luogo nella Piazza Sissi di Madonna di Campiglio il saluto di Luciano Spalletti ai tifosi della Roma. Vocegiallorossa.it ha seguito LIVE l'evento. FACEBOOK VOCEGIALLOROSSA
22.45 - Termina l'evento.
22.34 - Domande botta e risposta: "Scudetto o Champions? Prima lo scudetto, per poi andare a giocarsi la Champions. Luciano o mister? Luciano. Sera con amici o Maldive? Gli amici. Domenichini o mia moglie? Torno sempre a casa... Musica italiana o straniera? Italiana, Luca Barbarossa, Venditti. Calciatore o allenatore? Tutto bello, sono stato fortunato. Ho ricordi bellissimi, tutto da partare dietro. Totti a 20 o a 40 anni? Totti Capitano. Tra un mese si gioca? In Russia si giocava dopo 10 ore di aereo, proviamo a farlo noi... E' stato particolare. A volte ci lamentiamo troppo in Italia. Il preliminare? Lo prepariamo nella maniera corretta, facendo ciò che i miei collaboratori hanno organizzato con la società. Il decorso deve assomigliare a ciò che troveremo in questa partita, parlando in maniera giusta ai giocatori, devono avere una testa forte perché sarà un momento importantissimo. Ma non devono avere paura, bisogna dosare i discorsi per metterli nelle condizioni di ragionare. Parlo abbastanza coi miei calciatori. Ai tifosi prometto grandissimo impegno, a volte una partita dipende da un centimetro. Dobbiamo avere entusiasmo affinché quel centimetro sia a nostro favor, ma il risultato non è sempre sempre la conseguenza di quanto preparato. Il terzino destro? Non sono domande per me, il mio lavoro è allenare i calciatori, Sabatini li sceglie ed è bravo. La squadra è forte, abbiamo calciatori forti. Stiamo guardando se migliorare ma non è facile, cercheremo di prendere il meglio a disposizone. Durante la mia carriera ho avuto difficoltà a gestire i calciatori, invece qui vedo un gruppo di ragazzi che vogliono allenarsi e che pensano come primo obiettivo alla Roma. Senza l'affetto dei tifosi non ci sarebbe il movimento calcio e non ci saremmo noi".
22.26 - Prosegue Spalletti: "Le origini sono importantissime, mio fratello maggiore mi ha insegnato tutto. Senza di lui sare in difficoltà. In collina si sta bene e si beve bene. Anche in Russia: quando trovavo i miei calciatori nei ristoranti, in 4 anni, non c'è mai stata una bottiglia d'acqua sul tavolo... I miei figli? Non è difficile portare questo cognome, ci ha pensato la madre. Sanno difendersi, sono grandi, uno ora vive a Roma da diversi anni. Un altro fa l'università nel Michigan, mentre la più piccola è ancora con me, è uno spettacolo. Quanto penso al calcio? Abbastanza, ormai sei nel meccanismo e nell'esasperazione italiana è difficile staccare, quando faccio qualcosa la faccio in maniera totale. Il pensiero va sempre là. Emerson sogna le diagonali? Buon segno, ma io non le chiedo... Rimpianti per il primo ciclo nella Roma? Inutile pensarci. 2008? In quel momento il dispiacere fu totale, ma poi bisogna guardare avanti. Un maestro nel calcio? Ho preso da tutti, soprattutto dai dilettanti che si ingegnano per trovare la qualità, gli orari, le attrezzature. Loro mi hanno dato tantissimo, ci sono allenatori bravissimi che non hanno avuto opportunità. Il confronto ti dà dei miglioramenti importanti. Pallotta? Ha parlato quasi sempre lui, io ascoltavo, aveva entusiasmo, era contento e voleva trasferirmi la sua carica per la Roma. Un bel personaggio, è abituato a uno sport diverso in un Paese diverso, ma vuole bene alla Roma".
22.23 - Collegamento con Marcello Spalletti, fratello del mister: "Spiega che quando allenavi chiamavi i giocatori asini. Cosa ti hanno regalato per Natale". "Un asino", l'ovvia risposta. Ancora Luciano: "Le colline toscane mi piacciono molto, ci torno quando posso".
22.20 - Un tifoso chiede se il tecnico crede nell'oroscopo: "No, non lo leggo. Scaramantico? Mi sembra di no, poi non so... Non posso insegnare come gestire i social, possono però venire fuori dei problemi e se ne parla e bisogna renderne conto. Può succedere di spiegarsi male e che venga riportato dai giornalisti".
22.10 - Iniziano le domande del moderatore per Spalletti: "Come torno a Roma? Le conoscenze ti aiutano nel prevedere e mettere a posto gli errori che fai quando agisci. Secondo me si perde un po' di istinto e sarebbe meglio mantenerlo. Per certi versi lo rimpiango, essere un po' strani nelle scelte, creativi, essere pronti a sterzare in poco tempo,in questa vita è un vantaggio. Come deve essere il bravo allenatore? Deve delegare a quelli bravi, accentrare è un sintomo di debolezza. Se gli altri fanno qualcosa di meglio devono andare oltre, sono bravo se sono migliore di un altro che ha tutto lo spazio per potersi esprimere. Lo spogliatoio? Non devo fare regole per i calciatori, loro se le fanno da soli per reciproco rispetto, devono imparare loro a coesistere. Io devo controllare, se mi piace aggiungo qualcosa, ma i miei calciatori mi danno la fiducia per raggiungere risultati, sono convinto che loro abbiano le soluzioni. Quanto conta l'allenatore? Non mi interessa... Dipende da che ruolo lo guardi e come inerpreti, la conoscienza dei ruoli e ciò che succede nel quotidiano. Tutti i ruoli possono determinare qualcosa di importante. Mi avvicino alla squadra e che lo faccio a fare se non posso dare niente. Sono i calciatori quelli fondamentali, se mettiamo insieme la qualità e il rispetto si arriva un po' più in là. Non gli undici migliori ma il miglior undici. Tattica? Una componente, ci sono allenatori bravissimi. Ventura? L'ho avuto all'inizio tra i professionisti, sono sempre stato tra i dilettanti senza avere un compenso, facevo parte del movimento calcio. Poi tra i professionisti mi ci ha portato Ventura. Se leggo i giornali? Quando possibile sì, dipende poi dagli spazi che ha ma è tutta conoscienza. Cosa mi infastidisce di più? La stupidità. Social network? Farò qualche profilo, mi piacciono ma bisogna saperli usare, io sono così così".
22.00 - Spalletti fa il suo arrivo in piazza: "Immagino che siate qui per qualcos'altro... Il fatto del contatto e della conoscienza dà sempre qualcosa ai sentimenti, siamo costretti ad assorbire ancora più passion quando si va dentro il campo. Però poi è anche esagerato, si rischia di farne un cattivo uso. Cerco di impegnarmi di più, quando la gente crede in te non devi fallire, il loro contributo ti dà più forza. Però la gente si rende conto da sola, può dubitare di quello che dici ma non di quello che fai, che è visibile. Sciare? Mi piace ma vado solo dritto... Russia? Veramente un bellissimo e grandissimo Paese, si è vissuta una esperienza indimenticabile per le distanze e la temperatura, loro sono abituati come se fossero in un duello personale, sono pronti a fare un po' di guerra anche nello sport. A volte il freddo non faceva tenere gli occhi aperti, allora ci ritrovavamo in palestra e ci si parlava 5-10 minuti. Se ti allunghi nei discorsi l'attenzione scema e il messaggio non passa. Si faceva riscaldamento e poi in campo non ci si fermava mai o ti ghiacciavi. Per abituare i bambini li portano a torso nudo nella neve per 30-40 minuti. Ai tifosi dà fastidio che dalle altre parti si conosce solo il freddo della Russia, allora stanno anche loro a torso nudo 20 minuti allo stadio. Parole in russo? L'essenziale. Giocare a calcio lì è bello ma bisogna dare continuità. E poi le parole e teorie di campo bisogna impararle, quando vai dentro non puoi fermare col traduttore. Mi è capitato di andare a Tomsk, in Siberia, e giocare a mezzogiorno, ma con un fusorario diverso".