Pit: "Sbagliai ad andare via dopo il cross per Okaka col Siena: potevo giocare ancora"
Adrian Florin Pit, giocatore della Roma tra il 2007 il 2010 e successivamente calciatore dell'Universitatea Cluj, è stato intervistato dal sito ufficiale della società giallorossa.
Andiamo con ordine, Pit: come arrivò alla Roma?
“Fu in parte merito di Alessandro Cesaretti, che giocava al Bellinzona in Svizzera con me. Ricordate? Era il portiere del Messina che, nel giorno in cui Totti segnò i due gol decisivi per la Scarpa d’Oro, parò un rigore a Francesco complicandogli la vita. Lui mi mise in contatto con un procuratore italiano, Franco Zavaglia. Così mi segnalarono agli osservatori della Roma, che mi vennero a vedere qualche volta. Andò così, tutto molto veloce”.
Un sogno, per lei.
“E come potrebbe essere altrimenti? Andavo a giocare in una squadra con tanti campioni e allenata da un grande tecnico come Spalletti. Io non trovai molto spazio, avevo concorrenti nel ruolo come Taddei, Vucinic, Mancini, Giuly, l’anno dopo Menez e Baptista. Però stabilii un ottimo rapporto con tutti. Eravamo un bel gruppo”.
Poi, arriva quel 31 gennaio 2010. E lei che propizia il gol di Okaka.
“Merito di quella soddisfazione la do anche a mister Ranieri, che mi diede tanta fiducia in quella stagione. Roma-Siena, mancavano due minuti alla fine, io ero subentrato un quarto d’ora prima a Taddei. Il risultato era fermo sull’1-1. Raccolsi un lancio di De Rossi dal centrocampo, misi la palla a terra e con il sinistro piazzai un cross basso al centro dell’area di rigore. Lì c’era Okaka che, col tacco, superò Curci. Un boato incredibile allo stadio e un De Rossi impazzito di gioia sotto la Curva Sud con me e Okaka. Ancora oggi conservo una foto di quel momento…”.
E dopo cosa è successo?
“Il giorno successivo passai in prestito alla Triestina in Serie B. Così come Okaka andò per sei mesi al Fulham in Inghilterra. A distanza di anni posso dire una cosa e ammettere un errore…”.
Quale errore?
“Forse sbagliai a cambiare aria. Se fossi rimasto a Roma, magari, avrei trovato altro spazio e giocato qualche altra partita di livello. Chissà…”.
E dopo la Triestina, tornò in Romania. A Cluj, nel 2010.
“Ma non nella squadra che affronterà la Roma in Europa League e che ha già affrontato in Champions. Io ero nell’altra squadra della città, Universitatea Cluj. Una bella squadra, un’esperienza non lunga, ma interessante. C’era il nuovo stadio che si stava costruendo”.
Il Cluj di Petrescu, invece, che squadra è?
“Il CFR Cluj è una squadra organizzata nella sua quasi totalità proprio dal suo allenatore, Dan Petrescu. È un allenatore manager e un tecnico che prepara bene la sua squadra, sopratutto difensivamente. Secondo me se cercheranno di fare la partita, la Roma vincerà agevolmente”.
I loro punti di forza?
“Sono molto bravi sulle punizioni, calci d’angolo e altre situazioni da fermo. Questo è il loro punto forte, oltre che una buona organizzazione di gioco”.
Lei che fa oggi? Ha smesso?
“Oggi gioco ancora a pallone, ma in terza categoria. Giusto per non mettere la pancia dato che ho messo su pure famiglia… (ride, ndr). Abito nella mia città natale, Arad, al confine con l’Ungheria. E faccio parte della squadra locale. Certo, con questa pandemia è più complicato scendere in campo e poter condurre con regolarità un’attività quotidiana”.
Segue la Roma?
“Sempre, non mi perdo una partita. Ho girato tanto in tanti anni di carriera, ma la Roma non uscirà più dal mio cuore. Quando sono nel vostro paese, faccio spesso tappa a Roma. E la gente per strada mi riconosce ancora per quel cross al centro dell’area di rigore in Roma-Siena 2-1 del 31 gennaio 2010”.