Pastore: "Delio Rossi mi ha fatto allenare due ore in più ogni giorno sulla tattica"
Javier Pastore ha partecipato a una diretta Instagram insieme al preparatore dei portieri argentino, Andres Coronado:
Ti caratterizza la tranquillità nel gioco
"Sì me lo hanno detto, che gioco come sono nella vita, tranquillo e rilassato, non mi metto nella pressione di ciò che significa una partita ma faccio quello che so. L’unica cosa che so fare bene è questa: avere fiducia in ogni gara, poi le cose possono venire bene o male, dipende dalle circostanze, ma è sempre stato così. Ho sempre voluto giocare ad alti livelli, in Europa, in Nazionale, viaggiare. La Nazionale è la cosa più importante per un giocatore, è straordinario poter condividere lo spogliatoio con i migliori della selezione argentina. Mi addormentavo la notte e sognavo questo: alla fine le cose sono successe e per me era normale perché l’avevo sognato per 10 anni nella mia testa. Lo dicevo alla mia famiglia come se già l’avessi già fatto. Questo mi ha portato dove sono e a fare la carriera che sto facendo. È molto buono fissare un obiettivo, questo ti fa alzare ogni giorno per migliorarti. Tutti nella vita abbiamo obiettivi, è molto bello e fa bene al corpo e alla mente e anche se sembrano impossibili non lo sono. Tutto si ottiene con coraggio, voglia di vincere, tutto si può fare, non bisogna ascoltare la gente che ti dice che non si può fare, questo il consiglio che potrei dare. Agli inizi della mia carriera ero molto magro, mi chiamavano “flaco”, ero tutto ossa. Non riuscivo ad aumentare di massa muscolare. Solo gli anni mi avrebbero dato più peso e massa muscolare. Avevo un personal trainer dall’Argentina che tutti giorni lavorava con me e facevamo un allenamento supplementare con i pesi. Sollevavo pesi molto elevati e il giorno dopo non potevo muovermi per i dolori. Ho sempre pensato che uno se migliora può tirare fuori le sue qualità. Ci sono allenatori che hanno cercato di farmi difendere, allora correvo dietro alla palla come un pazzo. magari ne recuperavo due o tre durante la partita ma quando mi arrivava la palla ero stanco e non facevo nulla. Così non andava bene".
Raccontaci l'esperienza di Parlemo
"Sono stato come a casa. Tatticamente non è stato facile, ero abituato a giocare in un altro modo. Mi mettevano titolare, passavano 10 minuti e non toccavo la palla. Mi chiedevo come mai, cosa stesse succedendo, non riuscivo a fare uno scambio, un uno-due, finché non è arrivato Delio Rossi, che mi ha chiamato nel suo ufficio con Sabatini e mi hanno detto che sarei stato un po’ di tempo senza giocare, ma lavorando tutti i giorni dopo l’allenamento solo con il mister. Chiamava alcuni giocatori più giovani e mi spiegava i movimenti tattici. Due ore tutti i giorni, poi alla fine del mese nel match seguente ho giocato titolare tutte le partite. Avevo sempre la palla, finalmente sapevo come muovermi e così l’adattamento è stato più facile: giocavo meglio, mi capivo meglio con i giocatori. Il secondo anno a Palermo è stato uno dei miei migliori anni".