Manolas: "Totti ha ragione quando dice che qui si gioca per il secondo posto. Se il club lo riterrà opportuno potremo discutere nuovamente la mia clausola in futuro"

20.10.2018 08:00 di  Simone Ducci  Twitter:    vedi letture
Manolas: "Totti ha ragione quando dice che qui si gioca per il secondo posto. Se il club lo riterrà opportuno potremo discutere nuovamente la mia clausola in futuro"
Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Il difensore giallorosso Kostas Manolas è stato intervistato dai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Le è mai capitato di pensare però che, se la Roma lo scorso anno avesse superato il Liverpool, in finale avreste potuto battere anche il Real e vincere la Champions League?
«In una partita secca non si sa mai ciò che può succedere. Magari segnavamo per primi, o loro prendevano un “rosso”. Se fossimo stati in una serata come quella contro il Barcellona, avremmo potuto battere chiunque. Insomma, avremmo potuto alzare noi la Coppa…».

Ora arrivano la Spal e il Cska: secondo lei perché l’Olimpico in Europa è una fortezza, mentre in Serie A no?
«Non me lo spiego. Io entro sempre per vincere. Certo, l’atmosfera in Champions è più bella rispetto a quella della Serie A. Noi abbiamo davvero bisogno dei nostri tifosi. Se lo stadio fosse stato sempre pieno, saremmo stati più forti. Ve l’assicuro al 100%. giocatori sentono la differenza. Infatti, tranne quando abbiamo perso col Bayern Monaco, non ricordo una partita con l’Olimpico esaurito in cui abbiamo fatto brutta figura. Forse mai».

Col Cska l’Olimpico forse non sarà pieno, ma lei come la vede?
«I russi hanno cambiato tanto, ma hanno esperienza di Champions. Non sarà facile, ma abbiamo l’obbligo di vincere se vogliamo passare il turno. Siamo più forti di loro, ma occorre dimostrarlo».

La politica della Roma prevede ogni anno cessioni importanti e nuovi arrivi. Lei, rimanendo, ora è quasi un veterano. Sente la responsabilità di essere tra quelli che devono guidare il gruppo?
«L’unica responsabilità che sento è di aiutare la Roma a vincere. Non mi sento leader, non sono il capitano. Non conta il fatto che sia qui da anni. Tutti siamo uguali nello spogliatoio. Ora sono venuti giocatori giovani e forti, che hanno bisogno del nostro aiuto. Io ci sono. Ma l’unica cosa che posso promettere è di dare tutto».

Perché avete avuto un inizio così difficile? C’è stato bisogno di un ritiro per ricompattarvi?
«Bisogna avere personalità per uscire da certi momenti, ma non penso che sia stato il ritiro a farci venir fuori. Per me anzi le cose diventano più difficili, perché non vedo la famiglia. Non è che in ritiro diventi più forte o ti cambia la mentalità. Per fortuna nelle ultime 4 partite abbiamo ritrovato il gioco e la compattezza in difesa. Speriamo di continuare, ma l’essere usciti dal tunnel dimostra che siamo forti».

La Roma ha una mentalità vincente?
«Io sono qui da cinque anni e non ho ancora vinto niente. In passato invece avevo vinto sia all’Aek che all’Olympiacos. Questa squadra ha bisogno di vincere. Certo, la Juventus è sempre stata la più forte, ed anche quest’anno lo è. È difficile vincere lo scudetto, la verità è questa. Loro ogni anno prendono giocatori super e migliorano perché vogliono vincere anche la Champions. Però l’anno scorso, sbagliando solo una partita, a Liverpoool, siamo arrivati ad un passo dalla Coppa più importante. Perciò niente è impossibile. Io sono convinto che pian piano la mentalità vincente si possa costruire».

Allora ha ragione Totti quando dice che in campionato si gioca per il secondo posto…
«Per me sì. La Juve ha tre formazioni, tutte fortissime. In panchina ha Bernardeschi, Douglas Costa, Dybala, Cuadrado, Benatia, Barzagli, Rugani. La Roma però deve restare tra quelle che mettono pressione restando attaccate fino alla fine, come abbiamo sempre fatto negli ultimi anni. Dietro i bianconeri, ci sono Roma, Inter, Milan e Napoli. Alla pari. E non vedo l’ora d’incontrare Ronaldo e tutti loro, perché a me piacciono le sfide».

È stato portato qui da Sabatini, ora c’è Monchi: differenze?
«Due grandi professionisti. Sabatini lo ringrazierò tutta la vita. È stato lui a scegliermi. Dopo il Mondiale mi disse: “Ti senti pronto per questa sfida?”. E io risposi: “Certo, io sono sempre pronto”. Con Monchi ho rinnovato il contratto, e penso di averlo meritato. Lo scorso anno potevo andare via 2-3 volte, non l’ho fatto ed ho vissuto la mia migliore stagione qui»

Lei ha una clausola di rescissione di 36 milioni: non troppo alta per uno della sua caratura. Ridiscuterà il contratto per toglierla o alzarla?
«Non sono mai stato contattato per farlo. Io ho ancora 4 anni di contratto. Comunque per me la clausola non è così bassa… Adesso il calcio è andato fuori dal normale, perciò se la Roma la considera non adeguata, mi può chiamare per discutere».

È vero che lei l’anno scorso non andò allo Zenit per un problema di cambio fra rubli e dollari?
«Certo. Ho visto che tutto era in rubli, ho chiesto di cambiare e loro mi hanno risposto di no. Allora ho detto: “Guardate, se me ne vado, poi anche se fate come dico, non torno più”. Mi hanno confermato il no. Poi giorni dopo mi hanno richiamato, ma io non sono tornato. Era destino».

Pensa che potrebbe restare per sempre alla Roma?
«Be’, se arrivasse una squadra come il Real o il Barcellona, a parte Totti che rifiutò, non c’è nessuno che non ci penserebbe. Poi bisognerebbe valutare le condizioni, perché non è facile per nessuno lasciare la Roma, ve l’assicuro».

È vero che dopo aver rinnovato il contratto, Totti le ha dato un (amichevole) calcio al sedere?
«Francesco può fare quello che vuole, è amico mio. Lui è stato fondamentale per convincermi a restare. Ho parlato più con lui che con Monchi».

Lei è un giocatore duro e un tipo deciso, ha sempre detto che in campo non teme nessuno, neppure Messi e Ronaldo. Qualcuno le ha mai fatto paura?
«Uno solo: Ibrahimovic. Contro di lui non potevo fare niente. È due volte più grande. Troppo più forte di me. Quando senti uno che ti è superiore fisicamente, è dura».

A Schick servirebbe di stare un po’ con uno come Ibra per crescere nel carattere?
«Patrik è forte, tecnico, veloce. Gli manca solo di dimostrarlo in partita. In campo deve mettere un po’ più di cattiveria. Occorre che segni per sbloccarsi, perché Roma non è una piazza facile. Ma bisogna aspettarlo, io sono convinto che verrà fuori, perché lui tecnicamente è fortissimo».