Guigou: "Se i giallorossi giocano da Roma possono vincere contro chiunque. Di Francesco sa dove vuole arrivare"
L'ex giallorosso Gianni Guigou ha parlato della sfida di Champions di domani della sua ex squadra all'AS Roma Match Program.
Ci sarà, vero?
“Sì, con molto piacere. L’iniziativa della società di riservare uno spazio allo Stadio Olimpico dedicato agli ex giocatori è bellissima. Ci permette di ritrovarci e di vedere le partite della Roma. Non so quali altre società lo facciano. Insomma devo ringraziare la società per questi inviti e io ci sarò!”.
Viene spesso a Roma?
“Quando posso molto volentieri. Sono arrivato martedì scorso, sono stato a Trigoria. Ho tanti amici là. Sono stato anche alla presentazione del libro di Francesco Totti, una bella serata, è stato emozionante”.
Come ha visto la Roma?
“Ho visto la partita contro il Bologna in televisione, ma poi ho trovato un’altra Roma all’Olimpico nel derby. Ho visto la partita contro il Frosinone e la Roma ha giocato bene. Certo, l’avversario non era al suo livello. Queste cose a volte succedono, può capitare che per un periodo le prestazioni vengano a mancare, ma bisogna avere fiducia in ciò che fai e alla fine i risultati arrivano”.
Poi è arrivato il derby…
“Giocare così un derby ti carica di più e la Roma ha vinto meritatamente la partita. Il derby si sa è una partita totalmente diversa dalle altre, ma in campo si è vista solo la Roma. Ho contato le azioni delle due squadre e non c’è paragone; i giocatori sono scesi in campo con un po’ di paura e tensione ma poi si sono ripresi. Più passavano i minuti più si sono caricati”.
Come si superano i momenti in cui non girano le cose come dovrebbero?
“In campo i ragazzi si allenano bene ma tante volte non sempre i risultati arrivano. Basta vincere una partita e il mood cambia. Arriva la tranquillità per lavorare bene tutta la settimana e acquisti sicurezza nei tuoi mezzi. Ma le sconfitte non sono solo negative, hanno anche il loro aspetto positivo. Quando perdi si impara molto e si lavora duro nel tentativo di migliorare. Cercando i motivi di una sconfitta si studiano bene i dettagli di quello che non è andato bene”.
Ci racconta la sua esperienza in giallorosso?
“Sono stato alla Roma tre anni e ho vinto uno scudetto e una Supercoppa. Dovrò sempre ringraziare la società perché è stata la prima squadra che mi ha voluto in Europa. Giocavo in nazionale e si parlava di me, ma nessuno mi aveva cercato prima della Roma. Avevo 25 anni e vivevo in Sudamerica quando sono arrivato nella Capitale, alla fine mi sono ritrovato a giocare con i più forti campioni. Mi sarebbe piaciuto rimanere un po’ di più, ma il calcio è così”.
Qual è stato l’elemento vincente di quel gruppo?
“Non eravamo un gruppo di amici, ma è normale nelle grandi squadre. L’importante è che tutti guardino allo stesso obiettivo e noi eravamo così. C’erano grandi campioni e molti non erano più ragazzini, quasi tutti suoi trent’anni, quasi tutti in nazionale. Per me fu una grande emozione farne parte”.
Capello che allenatore era?
“Non stava mai fermo, ti dava la carica in continuazione, urlava per tenerci concentrati. Tante volte nascevano discussioni che però erano fatte per tenerci sempre sull’attenti. Chi vuole vincere davvero deve mantenere sempre la concentrazione alta, anche con le squadre deboli. Facile scendere in campo concentrati nei big match, ma è più difficile quando hai un avversario di livello inferiore”.
A proposito di allenatori, cosa ne pensa di Di Francesco?
“Lo conosco bene e sa bene dove vuole arrivare. Tutti mi dicono che sembra sempre arrabbiato, ma il è suo modo di mantenere alta la concentrazione con i suoi ragazzi. È una bravissima persona, ho anche vissuto con lui quando era a Roma. Ci lega un grande affetto e quando ci vediamo è come se ci fossimo salutati il giorno prima. Fare l’allenatore o il giocatore a Roma non è facile, questo è poco ma sicuro. Lui aveva già cominciato bene a Sassuolo, è bravo perché è sempre rimasto tranquillo”.
Com’era da giocatore?
“Era già grande di età e a noi ragazzi ha sempre dato consigli. All’epoca non potevo immaginare che avrebbe fatto l’allenatore, ma rivedendolo oggi c’erano delle indicazioni chiare”.
Ora sotto col Viktoria Plzen, che gara si aspetta?
“Non li conosco bene, ma tutte le squadre che arrivano in Champions sono di altissimo livello. Se la Roma giocherà da Roma può vincere contro qualsiasi squadra”.
Come giudica il girone della Roma?
In ogni gruppo c’è una squadra più forte di te e poi un paio con cui puoi giocarti le partite. Sicuramente se la Roma vuole andare avanti martedì in casa dovrà fare tre punti. Non conosco bene i ciechi, ma se sono in Champions certamente se lo sono meritato”.
Cosa è mancato contro il Real?
“Ho visto la gara in televisione e in certe partite con avversari così forti non puoi permetterti errori. Appena sbagli vieni punito, ma se la Roma avesse affrontato il Real come ha fatto con la Lazio il risultato sarebbe stato diverso”.
Giocare all’Olimpico darà ai giocatori una marcia in più?
“I giocatori avranno il supporto del tifo e quindi entreranno in campo carichi per dare tutto e per raggiungere il risultato. I tifosi sono importantissimi e dovrebbero capire quanto il loro supporto diventa fondamentale anche quando le cose non vanno bene. Danno la carica. Quando entri all’Olimpico e senti l’inno… ancora mi viene la pelle d’oca! È un’emozione fortissima e unica”.
Quali sono gli obiettivi della Roma di quest’anno?
“La squadra ha tutte le potenzialità per puntare in alto. Dove potrà arrivare lo diranno solo le partite, quando vinci due partite di fila come in questo momento contro il Frosinone e poi il derby potresti prendere la strada che ti porta nei primi posti. Speriamo che arrivi il più in alto possibile”.
Prima di salutarci, di cosa si occupa ora?
“Ho alcune cose private di cui mi prendo cura e poi faccio l’intermediario nel calcio. Mi piace seguire un po’ di ragazzi, il calcio è il mondo che conosco meglio, mi piace e mi diverte”.
Ha mai fatto un pensierino sull’idea di tornare a vivere a Roma?
“Ci penso tutti i giorni, altro che pensierino! L’anno scorso mio figlio è venuto ad allenarsi a Trigoria per quattro giorni ed era contentissimo e fiero di avere tutta la Roma intorno”.
Che tipo di giudice è con suo figlio?
“Come padre il mio impegno è di dargli tutti i consigli che posso. Se davvero gli piace questo sport dovrà lasciare tante cose da parte, in pochi arrivano nel calcio professionistico ma per provarci vanno fatti sacrifici e non tutti ragazzi li fanno volentieri. Vedremo…”.