Borini: "I senatori della squadra mi fanno sentire come a casa. Totti è un campione e lo sarà per sempre" FOTO! AUDIO!
Avrà luogo alle ore 15:00 al Centro Sportivo "Fulvio Bernardini" di Trigoria la conferenza stampa di presentazione di Fabio Borini, arrivato in prestito dal Parma nel corso dell'ultimo giorno di mercato.
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Hai appena 20 anni ma una bella esperienza esterna e nazionale, cosa ti colpisce dell'esperienza di Roma?
"Il nuovo ciclo, con nuove idee e giocatori, la mentalità, lo spirito e attorno all'allenatore. Mi ha colpito l'amore dei tifosi, l'ho visto sin dal pullman domenica prima della gara".
Come arrivate alla sfida con l'Inter?
"Entrambe cercheremo di fare il nostro gioco, abbiamo le nostre idee. Magari i risulti non sono venuti subito ma abbiamo le idee chiare. E' una sfida sentita e l'ho solo vista in tv. E' bello ora viverla".
Sei pronto a giocarla da titolare?
"Non ci sono titolari fissi, non si sa mai chi giocherà la domenica. Ci alleniamo tutti al massimo".
Hai esordito con Ancelotti, cosa non è andato con il Chelsea?
"Ci sono stati problemi con il rinnovo del contratto e si è rotta la negoziazione".
Molti ti paragonano ad Inzaghi, cosa ne pensi? Ti senti più punta cemtrale o esterno?
"Il paragone l'ho sentito molte volte. Lui ha segnato e giocato tanto, mi affascina. Centrale o esterno? Sono nato come centrale ma posso ricoprire tutti i ruoli di attacco".
Saresti pronto a fare il titolare?
"Non decido io. Quando ero al Chelsea avevo tanti campioni davanti a me e lo stesso farò qua, non cambia lo spirito".
Chi ti ha impressionato?
"Totti, lo avevo visto solo in tv e quando mi sono presentato mi sono sentito fuori luogo (ride, ndr). Anche De Rossi, Burdisso, che sono "i capi" della squadra... Giorno dopo giorno mi sento parte del gruppo e loro mi fanno sentire a casa"
Dove arriverà la squadra secondo te?
"Sognare si può sempre, le idee sono buone e serve tempo".
Vedendo Totti, è il Totti che conoscevi guardandolo in TV o è cambiato?
“Se uno è un campione rimarrà sempre tale. Totti lo è, lo è stato e lo sarà per sempre, a Roma e nel mondo”.
Hai sentito Ancelotti?
“Non l’ho sentito, ho sentito un suo caro amico che mi ha riferito che era contento di vedermi a Roma e questo mi fa molto piacere. Mi ha insegnato tanto, è stato lui a portarmi in prima squadra al Chelsea anche dopo i primi periodi di difficoltà in una nuova città, in una nuova nazione. Era quasi più facile parlare in italiano, mi ha cresciuto, è un grandissimo allenatore e sa come relazionarsi con tutti i giocatori”.
Ti può avvantaggiare in Italia aver giocato in Inghilterra?
“Penso che ci sia una mentalità diversa nel calcio e nella vita, e penso sia una mentalità giusta che mi ha fatto crescere più velocemente. Spero di mantenere quella mentalità, perché ciò che ho raggiunto l’ho fatto grazie alla mentalità appresa in Inghilterra”.
Cosa pensi di aver imparato da Drogba?
“La punizione è una delle cose che ho imparato. Ho passato un anno circa a provare le punizioni con lui, mi ha insegnato piccoli trucchi e ci ho messo del mio. Ho imparato anche movimenti dentro l’area di rigore e l’approccio alla partita, lui è bravissimo a trasmettere queste cose e se un giovane vuole imparare lui è disponibile”.
Cosa non ha funzionato a Parma?
“Forse ha funzionato prima del dovuto e sono venuto a Roma. E’ accaduto tutto prima del dovuto, sono contento”.
Pensi di avere difficoltà nel riadattarti nel calcio italiano?
“Ho avuto difficoltà ad ambientarmi in Inghiterra perché ero piccolo e immaturo. Con l’esperienza all’estero sono maturato, l’ambientamento non è un problema per me. Sono quasi “costretto” ad ambientarmi velocemente, ho un mio metodo che utilizzo perché non posso aspettare mesi. Ognuno ha il suo metodo, devi cercare di riprendere le situazioni che hai a casa. Lo stesso sapone che avevo a casa l’ho portato in Inghilterra e a Parma”.
Quali obiettivi ti sei prefissato?
“Lo sanno solo poche persone con cui mi confido, preferisco non dirlo ad altre persone oltre a loro”.
Non temi di avere poco spazio? Quando hai saputo che la Roma ti voleva?
“Difficoltà di giocare ci sono ovunque, a meno che sei Messi o Cristiano Ronaldo. Bisogna giocarsi le proprie opportunità al meglio. L’ho saputo quando ero in treno mentre andavo al raduno dell’Under 21, è una cosa nata all’ultimo secondo”.
Sei preoccupato per essere qui solo in prestito? Vuoi farti riscattare dalla Roma?
“E’ un possibile obiettivo, giocare a Roma significa giocare in una grande squadra. Per me giocare in una grande squadra è un onore, sta a me dimostrare sul campo”.
Hai qualche ricordo di una partita contro la Roma Primavera?
“Ricordo solo che ho sbagliato molti gol e abbiam perso 2-0. Non ricordo chi fossero i difensori di allora, la mia partita la feci ma non segnai”.
In Under 21 avevi come compagni molti romanisti, ti hanno detto qualcosa?
“Ho chiesto io a loro com’è l’ambiente e com’è Trigoria. Loro sono stati d’aiuto, mi hanno dato qualche dritta su come andare in allenamento, sulle idee del mister. Avevo già un’idea, ma mi hanno aiutato”.
Quanto tempo hai impiegato per decidere di venire a Roma?
“Non c’è bisogno di molto tempo per decidere di venire in una grande squadra. A una domanda del genere magari fai il vago e provi ad essere distaccato, ma sai che la risposta è sì”.
L’impatto con l’Olimpico?
“Sono entrato e dopo 6 secondi ho segnato (ride, ndr). L’inno all’inizio della partita e i cori alla fine sono stati bellissimi, vuol dire che i tifosi ci sono vicini”.