Boniek: "Totti ha ragione, in Serie A si lotta per il secondo posto. Roma seconda se Dzeko farà Dzeko. Di Francesco l'allenatore giusto"
Zbigniew Boniek, presidente della federazione calcistica polacca ed ex giallorosso, ha rilasciato un'intervista a Il Romanista. Eccone uno stralcio:
Zibì, sei deluso per l'inizio di stagione della Roma?
«Deluso mi pare troppo. Diciamo che si poteva fare meglio».
Che idea hai su questa nuova Roma.
«Che è una squadra con grandi potenzialità, ma che ha bisogno di un po' di tempo. E poi in Italia c'è un problema».
Veramente ce ne è più di uno, ma te a cosa ti riferisci?
«Alla Juventus. Ha vinto gli ultimi sette campionati, vincerà pure l'ottavo».
Ha ragione Totti, allora?
«Certo che ha ragione Totti. Ma davvero c'è qualcuno che possa pensare di battere la Juventus di Ronaldo? E questa consapevolezza da parte un po' di tutti, va a creare un altro problema».
Quale?
«Che il campionato diventa una competizione strana. I nuovi regolamenti, assegnano la Champions alle prime quattro squadre italiane. In base a questo, gli altri si attrezzano e giocano per il secondo, terzo e quarto posto».
Ma si può giocare per il secondo posto?
«No, si deve giocare sempre per vincere, sapendo però che sulla carta c'è una squadra che se fa il suo arriverà prima».
La Roma arriverà seconda se...
«I se possono essere molti. Scegliendone uno solo, dico se Dzeko fa Dzeko, la Roma può arrivare alle spalle della Juventus. E magari può starle pure vicina».
È l'unico leader di questa Roma?
«Ce ne è almeno un altro. È Daniele De Rossi. Ora ha trentacinque anni, quaranta partite a grande livello può fare fatica a giocarle, ma oltre al campo c'è il fattore spogliatoio. E Daniele lì sarà sempre un numero uno. Come quando smetterà di giocare. Sono sicuro che sarà un grande allenatore».
Nella passata stagione la Roma è arrivata in semifinale di Champions. Quest'anno?
«Ritengo la Roma più una squadra da Europa che da campionato. In una partita secca può fare male a tutti».
Schick che ruolo potrà avere in questa annata?
«Mi sembra un giocatore elegante, bello, tecnico. Ma ha un problema».
Pure lui?
«Il problema si chiama Dzeko. Se Schick non gioca centravanti, è difficile trovargli un ruolo. Da esterno offensivo fa fatica a garantire anche la fase difensiva».
Il fiore all'occhiello del mercato della Roma è stato Pastore. Al momento, però, l'argentino sta faticando.
«È un ottimo giocatore, quando giocava con il Palermo mi aveva fatto una grande impressione, da un punto di vista tecnico ce ne sono pochi come lui. Ma per tornare quel giocatore che abbiamo visto ai tempi siciliani, ha bisogno di lavorare duro dal punto di vista fisico. Deve stare al cento per cento, altrimenti si fa dura pure per lui».
Sono stati venduti Alisson, Nainggolan e Strootman. Chi avresti tenuto?
«Tutti e tre. Ma so che non era possibile. Ci sono esigenze di bilancio da rispettare e questo cambia tutto».
Ünder già c'era, sono arrivati altri due baby come Coric e Kluivert. Come ti sembrano questi ragazzini?
«Ragazzini».
Che vuoi dire?
«Che non si può pretendere che un ventenne ti faccia subito la differenza. Sono bravi tutti e tre, ma bisogna dargli tempo e fiducia. Kluivert lo conoscevo da tempo, ha qualità e margini di miglioramento, ma è ancora leggero e deve lavorare duro. Non caricateli di responsabilità, il rischio è di perderli».
Di Francesco è l'allenatore giusto sulla panchina giusta?
«Io dico di sì. Va sostenuto da tutti, partendo dalla società. È un allenatore bravo, lo ha già dimostrato, lavora ed è capace di capire le cose. Sono convinto che, come l'anno scorso, sarà capace di ripresentare una Roma competitiva ai massimi livelli. Anche se...».
Anche se?
«Oggi gli allenatori fanno un lavoro molto diverso da quello che facevano ai miei tempi. Ora se vinci una partita il merito è dei giocatori, se la perdi è solo colpa del tecnico. È una cosa sbagliatissima. A Di Francesco auguro di essere l'allenatore della Roma almeno per altri cinque anni, vorrebbe dire che di partite ne ha perse pochine».