La gara vista dalla curva - Ennesima prova deludente della Roma, che esce dal campo tra i fischi dello Stadio Olimpico. VIDEO!
Roma-Bologna 2-3, Roma-Udinese 2-3, Roma-Cagliari 2-4, Roma-Pescara 1-1 e da ieri sera Roma-Chievo 0-1: sono cinque in stagione le figuracce rimediate dalla squadra giallorossa al cospetto dei propri tifosi, che coprono con una grandinata di fischi l'uscita di scena dei calciatori. La banda di Eugenio Corini sbanca l'Olimpico grazie ad una rete di Thereau a tempo scaduto, dopo 90' a ritmi blandi e segnati da un'incapacità cronica nel gestire la manova e creare pericoli per la porta difesa da Puggioni, abile a parare quando chiamato in causa da Osvaldo e Dodò.
Oltre all'amarezza si aggiunge anche la beffa per quella che era una serata storica, coincidente con il trentennale del secondo scudetto della nostra storia, conquistato l'8 maggio del lontano 1983 in quel di Genova. Per l'occasione, nel consueto appuntamento con i grandi ex romanisti, sono sfilati Franco Superchi, Sebino Nela, Ubaldo Righetti, Odoacre Chierico e Paolo Alberto Faccini, accolti da un commovente striscione "Gli anni '80 la nostra storia... le vostre gesta trionfano ancora. Bentornati campioni!". Giro d'onore per loro e qualche pallone lanciato in curva, tra gli applausi soprattutto del pubblico adulto, che ha sicuramente ancora negli occhi le gesta di quel fantastico gruppo.
Al momento della lettura delle formazioni, si attenuano i fischi verso Osvaldo, bersagliato nelle scorse giornate, mentre spariscono del tutto quelli verso Daniele De Rossi. La tregua per entrambi è però solo un fuoco di paglia, visto che a metà secondo tempo saranno i primi a essere contestati nel momento di massima difficoltà della squadra di Andreazzoli. Piovono copiose, invece, le urla di contestazione durante il minuto di silenzio per la morte di Giulio Andreotti. I fischi del settore si intensificano quando viene mostrata una foto di repertorio dell'ex senatore a vita con una maglia giallorossa, recante il suo cognome ed il numero 9.
Dopo il successo, seppur fortunoso, di Firenze, e l'obiettivo Europa League di un palmo più vicino, sarebbe lecito aspettarsi una gara tranquilla, giocata contro un avversario a caccia sì di un punto salvezza, ma fin dalle prime fasi non particolarmente combattivo. La Sud fiuta il momento e parte alla carica, ripetendo per dieci minuti, così come fatto la scorsa settimana, uno dei nuovi cori stagionali, mutuato sulla base della nota canzone dei Depeche Mode, "Just can't get enough", e già fatto proprio dalla tifoseria del Celtic Glasgow, così come da quella del Liverpool per elogiare il proprio attaccante Luis Suarez. "Trema chi ci sente, non molleremo mai. La Roma siamo noi, la Roma siamo noi. Biancoazzurro v...e, non vincerete mai. La Roma siamo noi, la Roma siamo noi. La nostra fede non muore mai, e allora forza Roma, vinci ancora!", il testo della canzone, che diventa sempre più coinvolgente e abbraccia l'intero settore. Lo spettacolo in campo però latita ed anche il tifo sugli spalti ne risente, dato anche l'esiguo numero di tifosi presente allo Stadio Olimpico (circa 37000 i presenti). Uno squillo di Osvaldo a metà frazione desta dal torpore i supporter, ma l'inconsistenza della squadra di Andreazzoli non riesce a far breccia nei sostenitori capitolini, i quali aspettano solamente la fine del primo tempo, per sperare in una svolta durante l'intervallo.
I secondi 45 minuti iniziano con gli stessi 11 sul terreno di gioco, con una Roma più determinata che va vicina al gol in due diverse occasioni, ma che con il passare dei minuti sente attorno alla gola la pressione dell'acqua che sale per un risultato ancora inchiodato sullo 0-0 e deve fare i conti con i primi malumori da parte di un pubblico spazientito, che vorrebbe evitare di rivedere scene già sopportate anche nel recente passato con il pareggio contro il Pescara. Purtroppo la storia sarà destinata a ripetersi, e il gol nel finale di Thereau servirà solamente ad acuire rimorsi e rimpianti per una stagione che sarebbe potuta essere ma non sarà. L'ennesimo finale amaro a tinte giallorosse, che lascia diversi spettatori sul proprio seggiolino, anche parecchi minuti dopo il novantesimo, a rimuginare sullo spettacolo appena trascorso, con lo sguardo perso nel vuoto e un'amarezza difficile da smaltire.