Il più grande

04.03.2013 07:45 di  Emanuele Melfi  Twitter:    vedi letture
Il più grande
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C'è chi c'è stato, e chi ci sarà. Lui no, lui rimarrà per sempre. Perché se è vero che la storia della A.S. Roma ha avuto i suoi Re, Francesco Totti rappresenta qualcosa che va al di là di una semplice ed effimera corona. È una meraviglia fatta di carne ed ossa, è la speranza e la certezza di ogni appassionato, una leggenda che va oltre i colori di una bandiera. L'orgoglio calcistico italiano, uno dei rappresentanti più puri di uno sport che sport più non è. Ieri si è scritta la storia di questo calcio, spesso coinvolto in affari loschi, dove un capitano, che dovrebbe essere il degno timoniere di una squadra, vende lui e la sua maglia, quella maglia che per i suoi tifosi rappresenta tutto - anche un riscatto sociale in una vita che di soddisfazioni ne dà ben poche - per qualche decina di migliaia di euro. Una faccia pulita, due occhi da cui si può leggere tutto il sentimento che lo attraversa, come successo ieri dopo la gara con il Genoa quando i suoi due figli sono entrati in campo per festeggiarlo. Lacrime di felicità, lacrime vere, sincere. Quando di sincero in questo calcio non c'è più nulla se non l'affetto e il sostegno dei tifosi. Ieri si è scritta la storia e non solo per l'aggancio a Nordahl. In quel numero, 225, c'è molto di più, c'è l'immortalità calcistica, la possibilità di mettere a tacere chi ancora a 36 anni e 666 presenze totali con la maglia della Roma gli chiede qualcosa in più.

Hanno provato a fermarlo in tutte le maniere, a cominciare da Richard Vanigli. E poi tanti altri difensori di professione, che avevano bisogno del Campione - e di menare o provocare il Campione - per avere qualche ora di notorietà prima di tornare nell'anonimato del panorama calcistico. Qualche volta ha ceduto, è caduto nella trappola di chi era disposto a tutto pur di fermare il suo estro, la sua genialità. Ha pagato tutti gli errori commessi in carriera, a volte caricandosi sulle spalle anche il disprezzo di chi sosteneva di amarlo. Ed è purtroppo capitato più di una volta dal 1993 ad oggi. Forse è questo quello che gli ha fatto più male, anche se non si è mai sentito solo nella sua città. Si è sempre rialzato continuando a lavorare in silenzio tornando più forte di prima. Totti si è visto rilanciare una maglia data alla Curva qualche anno fa, un affronto per tutto quello che questo ragazzo classe 1976 ha sempre messo a disposizione per la Roma. Non ha battuto ciglio, ha continuato a dimostrare amore per la maglia, la società, i tifosi, la città. E l'ha fatto in campo, cosa che gli riesce meglio, ma non battendosi la mano sul petto come accade ai mediocri: l'ha fatto caricandosi la Roma sulle spalle in momenti di difficoltà, mandando giù qualche boccone amaro con qualche allenatore o compagno di squadra che non riusciva a convivere con la sua grandezza. Vincendo anche da solo, facendo il Capitano. Quello vero, non quello da Tribunale.

Raccontare le gesta sportive di questo numero 10 è come leggere una favola ad un bambino, semplice ma emozionante. Ma non ha bisogno di nessun elenco, di nessuna classifica di gradimento, di nessun sondaggio per eleggere il gol più bello. Totti, a raccontarsi, ci ha pensato da solo in queste ventuno stagioni con una sola maglia addosso.

C'è chi c'è stato e chi ci sarà, lui no. Totti è per sempre.