Lione, Rongoni: "A Roma ho passato stagioni bellissime. Quando le cose vanno bene ti osannano e viceversa"
Il preparatore dei portieri del Lione Paolo Rongoni, storico collaboratore di Rudi Garcia e quindi con un passato anche alla Roma, oltre che alla Lazio, è stato intervistato da Sky Sport per parlare del passaggio dei francesi in semifinale di Champions League e anche della sua esperienza in giallorosso. Ecco le sue parole:
Dopo la vittoria sul City, Rudi Garcia ti ha elogiato in diretta: il miglior premio a livello personale.
"Lo ringrazio, è stato gentile. Abbiamo fatto una preparazione un po' particolare, tutto era nuovo in questa fase di coronavirus: le abitudini di lavoro sono state leggermente stravolte dal fatto che noi non abbiamo ricominciato il campionato in rapporto agli altri. Quindi abbiamo dovuto adattarci. Ho sentito qualche collega in Italia e all'estero per capire quello che succedeva: ci siamo un po' impauriti prima di ricominciare perché c'erano infortunati da tutte le parti. In Germania e in Italia i giocatori si strappavano in continuazione. Dunque abbiamo adattato la nostra preparazione in modo completamente diverso dal solito, ma che forse riproporremo per il futuro. Come ha detto Rudi, abbiamo fatto otto settimane di preparazione dividendole in due blocchi: un primo in cui abbiamo lavorato duro fisicamente e un secondo in cui abbiamo giocato a calcio. Credo che oggi i giocatori abbiano trovato la condizione non solo per merito nostro ma soprattutto grazie allo staff tecnico. Un ruolo importante in questa situazione l'ha avuto in particolare Claude Fichaux, l'allenatore in seconda che ha strutturato le esercitazioni tecniche sul ritmo della preparazione atletica. Lì abbiamo fatto la differenza".
La risposta del campo dice che aver riposato per tre mesi è stato meglio che portare a termine il campionato.
"Non lo so. La mia preoccupazione principale era stata capire come fare ad arrivare in Champions con un po' di gamba. Perché il calcio si allena giocando a calcio, non con i pesi o facendo le navette in mezzo al campo. Si migliora la condizione generale. Ma il calcio è fatto di frenate, accelerazioni, tempi di passaggio e di gioco. Io ho dato la base generale ai ragazzi del Lione, ma la preparazione specifica l'hanno fatta gli allenatori. Credevo che avremmo avuto dei problemi ad affrontare gli ultimi 15-20 minuti: per adesso non ce ne sono stati. Incrociamo le dita".
Il presidente del Lione aveva fatto di tutto per far ripartire la Ligue 1: qualche curiosità a riguardo?
"Ho degli ottimi rapporti con lo staff della Mapei, loro vengono regolarmente ad aiutarci nelle valutazioni. Sulla base di questo abbiamo deciso quali erano i ritmi da intraprendere nelle ultime tre settimane di preparazione specifica. Perché lì abbiamo giocato a calcio lasciando da parte la preparazione atletica, io gestivo solo ritmi e spazi. Ma la differenza l'hanno fatta anche i calciatori nella fase di lockdown: noi fino alla fine abbiamo sperato di ripartire per recuperare quel punto che ci mancava per essere in Europa. Sapevamo benissimo che se il campionato fosse finito regolarmente ci saremmo entrati. Il valore della squadra è questo. Durante il lockdown dunque i ragazzi hanno lavorato bene, sia nella fase individuale che durante gli allenamenti in video. Poi ci hanno stoppato, ma siamo ripartiti tutti con una voglia, una tenacia e una professionalità che prima questo gruppo non aveva".
Nelle ultime tre stagioni con Rudi Garcia siete arrivati in finale di Europa League con il Marsiglia, persa con l'Atletico Madrid, ora la semifinale con il Bayern: qualche rammarico a Roma?
"Questo purtroppo fa parte del calcio, chi fa questo lavoro lo sa. Quando le cose vanno bene ti osannano e viceversa: a Roma è ancora più eclatante. Però da parte mia non c'è rammarico. Le mie stagioni in giallorosso sono state bellissime. Nel futuro non si sa mai, la proprietà è cambiata e spero che ora cambino tante cose. Messaggi? Qualche amico mi ha scritto, sì".
Qual era la preoccupazione più grande dal punto di vista mentale, prima della ripartenza?
"Mettere troppa intensità all'inizio, voler mangiare il pallone per poi non avercene più. Se fosse accaduto questo avremmo sbagliato completamente la preparazione, perché il post lockdown è stato veramente duro da un punto di vista fisico. Aver gestito i ritmi è stata la chiave di questo successo oggi: quando fai correre i giocatori, li gestisci perché sanno i metri che devono fare e i relativi tempi. Ma quando poi c'è il pallone le cose cambiano: come dicevo prima anche lo staff tecnico ha il suo merito in questa situazione".