La sorprendente Lazio di Edy Reja

06.11.2010 18:30 di  Max Vassallo   vedi letture
La sorprendente Lazio di Edy Reja
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

Diciamoci la verità. Nessuno si aspettava un inizio così della Lazio in campionato, specialmente dopo tutti i problemi evidenziati nell'arco della scorsa travagliata stagione. E invece i biancocelesti sono lassù, in fuga a quattro punti dalla seconda, con un gioco gradevole e l'atteggiamento delle grandi squadre. Reja, tecnico mai preso sul serio dal calcio d'elite, ha trovato le giuste alchimie, e grazie all'innesto di giocatori preziosissimi acquistati in estate sta dando una sensazione di solidità rara da trovare nelle outsiders. Già negli ultimi mesi del campionato passato Reja aveva saputo dare sicurezza ad un gruppo in grave crisi d'identità, e in estate, evidentemente, il lavoro svolto è stato ottimo. Andando nello specifico il tecnico friulano ha dato una sola certezza tattica ai suoi: la linea a quattro davanti a Muslera. Liechsteiner, Biava (che contro la Roma non giocherà in quanto squalificato e sarà sostituito da Stendardo), l'ottimo brasiliano Dias e il rumeno Radu formano un reparto più che affidabile, alla base dell'exploit del club di Lotito. Da centrocampo in su, fino ad ora, Reja si è sostanzialmente avvlso di due soluzioni: o il rombo con Ledesma vertice basso e la rivelazione brasiliana Hernanes dietro a due punte, oppure un attaccante unico (solitamente Floccari) supportato da tre mezzepunte (da destra a sinistra Zarate, Hernanes e Mauri). Dalle indiscrezioni giunte da Formello negli ultimi giorni sembra che Reja stia valutando di optare per le due punte, che dovrebbero essere Rocchi e Floccari, rinunciando con ogni probabilità a Zarate.

La Roma dovrà stare attenta alle frecce nell'arco dei biancocelesti, vogliosi di riscatto dopo le due sconfitte nei derby dell'anno scorso: ad avere un ruolo fondamentale sarà la solidità mentale. La speranza dei tifosi romanisti, oltre che nei colpi dei fuoriclasse giallorossi, sta soprattutto dalla scarsa abitudine degli uomini di Reja a giocare partite decisive per il vertice.