Burdisso: "A Roma cinque anni magici. Totti aveva la giocata in testa due secondi prima degli altri. Prima o poi lavorerò nel calcio italiano"
L'ex difensore della Roma Nicolas Burdisso ha parlato in un'intervista con la redazone spagnola di 90min.com, tornando sulla sua esperienza giallorossa e sulla Serie A.
La Serie A?
"Credo che il periodo più buio sia ormai alle spalle. Tra il 2013 e il 2017, la Serie A ha perso appeal e i club erano in crisi. Il calcio italiano ha pagato in un certo senso la vittoria del Mondiale nel 2006 che ha in qualche modo frenato il processo di rinnovamento avvenuto in altri paesi. Oggi la situazione è completamente diversa, negli ultimi anni abbiamo assistito agli arrivi eccellenti di Ronaldo e Lukaku, i club sono tornati a spendere e oggi per contenuti la Serie A è al livello della Premier League. Le partite sono divertenti sotto tutti i punti di vista. La mentalità è cambiata e tutte le squadre cercano di proporre qualcosa attraverso la propria identità e non è un caso se la Serie A vanta la media gol più alta d'Europa. Il campionato a cui stiamo assistendo è l'emblema di tutto ciò, con quasi tutte le squadre che lotteranno per i propri obiettivi fino alla fine della stagione".
La Roma?
"A Roma sono arrivato a 28 anni, perché avevo il desiderio di affermarmi come difensore centrale. La Roma mi cercò non solo per le mie caratteristiche difensive, ma anche per la mia personalità. Sono stati 5 anni magici. Il primo anno giocavamo benissimo e siamo stati gli unici a dar filo da torcere all'Inter del Triplete. Peccato per la gara contro la Sampdoria, ancora oggi non riesco a darmi una spiegazione. Sarebbe stato un successo storico e per me avrebbe avuto un sapore ancora più dolce, visto che ero arrivato in estate proprio dall'Inter".
Totti?
"Totti aveva la giocata in testa due secondi prima degli altri. Basava i movimenti e le decisioni in base a situazioni che aveva già risolto prima che gli arrivasse il pallone".
L'incontro tra De Rossi e Maradona?
"È stato un incontro tra due persone che avevano espresso il desiderio di conoscersi. L'iniziativa è stata di Diego che aveva espresso il desiderio di poter incontrare Daniele, e io conoscendo Diego e avendo un rapporto speciale con lui, mi sono offerto di accompagnarlo. È stato davvero un bell’incontro, ma credo sia normale quando i protagonisti hanno una grande personalità. Diego stava bene, e ha raccontato a Daniele moltissimi aneddoti sul suo periodo trascorso in Italia".
Il futuro?
"Sento che prima o poi avrò la possibilità di lavorare nel calcio italiano, perché mi piace, lo conosco e penso di avere credibilità. Ci sono alcuni aspetti del calcio italiano che si possono migliorare e mi piacerebbe avere l’opportunità di farlo".