Szczesny: "Spero di tornare all'Arsenal, ma anche alla Roma posso ottenere successi"

12.11.2015 19:43 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: przegladsportowy.pl, traduzione a cura di Gabriele Chiocchio
Szczesny: "Spero di tornare all'Arsenal, ma anche alla Roma posso ottenere successi"
Vocegiallorossa.it
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Il portiere della Roma Wojciech Szczesny ha rilasciato un'intervista al sito polacco przegladsportowy.pl.

L’episodio della sigaretta? Lo chiedi perché lo sai già (ride, ndr). Mi piace lo stile di vita italiano, cerco di essere il più professionale possibile. Mi alleno per prepararmi alle partite, il resto sono fatti miei. La storia della sigaretta era vera, ma altre cose invece sono state inventate. Mi è dispiaciuto perché hanno detto che ero stato beccato, ma in realtà ero io ad averlo ammesso, non mi ha visto nessuno. Non mi importa molto di quello che dicono i media, ma sarebbe sciocco perdere il posto in squadra per una sciocchezza simile. Preferirei perdere il posto per demerito, non per faccende mediatiche. Quando ho perso il posto, ho capito che mi sarei dovuto allenare di più. Ora lavoro sodo, ma in un’altra squadra. La sconfitta con il BATE Borisov? Non ero in forma dopo l’infortunio alla mano, è stata una brutta giornata, non un calo globale. Le panchine all’Arsenal? Non le trovavo giuste, ma le accettavo. C’era un altro più bravo di me al mio posto. Sono pronto a tornare lì, ho un contratto con loro. È sempre stato il mio sogno giocare all’Arsenal, ora spero di tornare, ma qui a Roma ho la fiducia della squadra e l’allenatore. Devo analizzare la situazione, se la Roma vorrà trattenermi è perché avrò giocato una buona stagione e di conseguenza spero che anche l’Arsenal possa volermi far tornare. Bisogna aspettare la fine della stagione, magari gioco male la prossima partita e cambia tutto. Wenger mi ha detto che non sarebbe stato un buon affare restare in panchina all’Arsenal e che sarebbe stato meglio andare in prestito a giocare. Anche con la Roma posso ottenere successi. L’incontro con Beckham da bambino? Lui non sapeva chi fossi, adesso mi riconoscerebbe (ride, ndr). Lo spogliatoio dell’Arsenal? Quando c’era Podolski ci divertivamo molto, poi meno. I risultati erano buoni, così come l’atmosfera. L’esultanza per il gol dell’Atalanta contro la Lazio? Erano tutti contenti, ma la telecamera ha inquadrato me (ride, ndr). La guida a Roma? È un dramma: imparate a guidare, vi prego! Uno scooter? Non è una buona idea: se casco, mi faccio male. I romani fanno confusione, fanno lo slalom. Spero che la mia macchina resti intera. La nazionale?  Non sono contento di stare in panchina, non sono qui per salutare Fabianski ma voglio lottare con lui per il posto da titolare. Altrimenti starei a casa ad allenarmi. Non mi piace questa situazione, ma se è così dovrò accettarlo. Se siamo pronti a vincere? Dobbiamo vedere come ci comportiamo, adesso è presto. È l’inizio di un percorso, è facile adagiarsi sugli allori, tutti sono contenti ma abbiamo superato solo la prima fase. Superare il gruppo sarebbe importante, vogliamo arrivare più avanti possibile. Vogliamo vincere con chiunque, sia la Spagna o la Germania, sopporteremo la pressione, è importante come ci prepareremo mentalmente al torneo. Anche i tifosi saranno importanti, dovremo poter contare su di loro. Ho un buon rapporto con l’allenatore, mi chiama ogni giorno per sapere come sto, ma chiamerà anche altri giocatori. Ci chiede che idee abbiamo, c’è collaborazione. Allenatore e capitano devono essere due leader, che però devono anche ascoltare il resto della squadra. È una questione di fiducia, in questi due anni l’allenatore si è fidato di noi. Quando parla l’allenatore tutti sono in silenzio. Prima della partita, lo ascoltiamo quando ci comunica la formazione, ma durante il tempo libero possiamo discutere e prendere insieme le decisioni, così ognuno capisce il suo ruolo. Quali sbagli non ripetere? Non voglio dirlo davanti alle telecamere, ne dobbiamo parlare nello spogliatoio. Abbiamo un grande potenziale, i giovani hanno voglia di emergere e abbiamo giocatori all’apice della loro carriera, questo crea un grande collettivo”.