Ljajic: "Sono cambiato, ora mi alleno sempre al 100%. Alla Lazio segno sempre, voglio farlo anche l'11 gennaio"

31.12.2014 08:41 di Luca d'Alessandro Twitter:    vedi letture
Fonte: La Gazzetta dello Sport
Ljajic: "Sono cambiato, ora mi alleno sempre al 100%. Alla Lazio segno sempre, voglio farlo anche l'11 gennaio"
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Adem Ljajic, attaccante capocannoniere della Roma, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport. Eccone uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Si chiude il 2014: è stato un po’ l’anno delle sue rivincite.
«Sì, soprattutto negli ultimi mesi: il ritorno in Champions League, la lotta per lo scudetto. Ho fatto 9 gol e 7-­8 assist. Forse potevo fare di più, ma se ho continuità posso fare la differenza.

La fiducia di Garcia?
"È stata importante. Quando uno non sta bene, in campo o di testa, lui ti aiuta, ti dice sempre le cose in faccia, dove cambiare. Una cosa giusta. Anche Mihajlovic è molto diretto e schietto, in Serbia siamo abituati così».

Cosa ha in più ora Ljajic rispetto a quello del Partizan, della prova al Manchester o di Firenze?
«Prima non mi allenavo al massimo, ero una testa calda e se non giocavo facevo casino. Ero un ragazzo un po’ matto. Ora so che se non dai sempre il 100% anche in allenamento, è difficile giocare. Sono cambiato in questo e i risultati si vedono».

Cosa si prova ad esser allenato da una leggenda come Alex Ferguson?
«Avevo 17 anni e non parlavo inglese, proprio come ora. Spese parole bellissime su di me, dette da lui mi resteranno dentro per sempre».

Mihajlovic una volta disse che lei calcia le punizioni da Dio. Ma chi le tira meglio tra di voi?
«Lui, senza dubbio. A fine allenamento ci fermavamo insieme: io lo vedevo tirare e non credevo che calciasse ancora così. A Roma ci sono Totti e Pjanic, che le tira alla grande. Vorrà dire che se qualche volta mi lasceranno un’occasione, proverò a metterla dentro anche io».

Ad inizio anno era il quarto esterno nelle gerarchie di Garcia, oggi è titolare. Cosa è cambiato?
«Ho fatto bene in ritiro, ma quando è iniziato il campionato ero in un momento no, non so neanche perché. Poi ho trovato serenità. Il mio ruolo? A Firenze ho fatto anche la punta centrale, ma se dovessi scegliere mi schiererei come mezzapunta dietro l’attaccante. Ma non tutti gli allenatori giocano così. Va bene anche come esterno».

Lei è di Novi Pazar, dove la comunità è stata oggetto di stermini da parte delle tigri di Arkan, ex capo-ultrà della Stella Rossa. È per questo che il derby Partizan-Stella Rossa aveva un sapore speciale?
«No, il derby a Belgrado è speciale a prescindere da questioni politiche, una rivalità che attraversa tutto il Paese, c’è nervosismo già da 7 giorni prima. Come a Roma? Forse sì. Alla Lazio segno sempre, a partire dal primo gol in A. Non so perché, vorrei farlo anche l’11 gennaio. Di certo il rigore dello scorso anno è un’emozione che mi è rimasta dentro: ero arrivato da soli 15­-20 giorni. Ed era un derby decisivo».

Roma tre punti dietro la Juventus. Quanto ci credete allo scudetto?
«In Juve-­Roma sono successe tante cose, meglio se non ne parlo più. Di certo in qualche gara potevamo fare di più e saremmo stati in vetta. Penso al Sassuolo, dove tutti eravamo convinti di vincere, meglio entrare sempre al 100%. In generale, però, la Juventus ha vinto qualche partita fortunatamente, noi siamo più forti. E quando vinciamo è perché giochiamo meglio. Allo scudetto ci crediamo. E ci proveremo fino alla fine».

Tra poco tornerà anche a Firenze.
«Lì ho ancora casa, la città mi è rimasta nel cuore. Montella? Non lo sento spesso, ma è stato fondamentale per la mia crescita, diventerà il miglior allenatore del mondo. Ma l’ho già detto: se mi vogliono, a Roma ci resto almeno dieci anni».

Dalla Fiorentina può arrivare in giallorosso Neto.
«Tempo fa abbiamo parlato, ma non vi dico perché. È un amico, un grande portiere, pochi sono forti come lui. Poi per i portieri basta un errore e si nota. Qui abbiamo grandi portieri come De Sanctis e Skorupski, ma spero di ritrovarlo».

Per chiudere, Pallotta l’ha sfidata a basket. Stavolta vi giocherete qualcosa?
«Già l’ho battuto, non mi aspettavo giocasse così bene. Da bambino ero un play dalla mano calda. Se lo ribatto vorrà dire che mi rifarà il contratto».