Presentazione Voi Siete Leggenda - Candela: "Nel 2001 vincemmo come gruppo, oggi i giocatori non si parlano. Se Pallotta bussa alla mia porta? Non parlo inglese...". FOTO! VIDEO!

14.06.2016 11:33 di  Claudio Lollobrigida  Twitter:    vedi letture
Fonte: dagli inviati Alessandro Carducci, Luca d'Alessandro e Claudio Lollobrigida
Presentazione Voi Siete Leggenda - Candela: "Nel 2001 vincemmo come gruppo, oggi i giocatori non si parlano. Se Pallotta bussa alla mia porta? Non parlo inglese...". FOTO! VIDEO!
© foto di Alessandro Carducci

Vincent Candela presenta alla stampa l'evento benefico Voi Siete Leggenda, che andrà in scena venerdì 17 giugno al PalaTiziano. Vocegiallorossa.it segue LIVE la conferenza con tutte le parole dei protagonisti.

Prende la parola Candela: "Stamattina è un po' delicato parlare di sport in generale, oggi manca un po' di valore e diventa difficile in Italia, ma anche in uttto il mondo. Facciamo il massimo, abbiamo iniziato due anni fa, non è facile ma ce la mettiamo tutta. Sta andando abbastanza bene. Lo sport è fatto per aggregare e creare amicizia, imparare il rispetto per compagno e avversario. Abbiamo incontrato tanti bambini di tanti Paesi, in 5 mesi si sono divertiti, non è importante farli diventare campioni ma dare loro l'opportunità di imparare cos'è una palla, tanti non lo sapevano. Vogliamo fare di più, piano piano ce la faremo. Lo scudetto del 2001? Questo non è un festeggiamento del passato, vivo l'oggi e basta. Ma rivivere quelle immagini fa sempre ricordare la gente, erano altri tempi. Eravamo un gruppo di amici, ci ritroviamo spesso, abbiamo vinto anche per quello: prima che giocatori eravamo uomini. Ce lo siamo dimenticato, oggi il difensore non sa quanti figli ha l'attaccante, tra loro non si parlano tanto secondo me. Noi eravamo amici prima di scendere in campo. Durante il campionato l'ho detto spesso quest'anno, mi sembra strano che non si sia trovata una soluzione per le barriere nella curve. Quando giocavo la curva romanista era la più famosa al mondo, non vorrei che si perda, non si puàò rovinare una cultura sportiva. Tanti stadi sono vuoti, dobbiamo restare uniti e tornare ad amare questo sport, tutti insieme nel modo giusto. Aldair arriverà il 16 dal Brasile e riparte il 18, solo per la partita: ci tengo, è grazie a ai tifosi se ci siamo sentiti importanti e abbiamo fatto quello che abbiamo fatto. Se quel 17 giugno non ci fosse stato nessuno non sarebbe stato lo stesso. Mi dispiacerebbe se ci fosse poca gente, festeggiamo insieme. 5 contro 5 è meglio di 11 contro 11, possiamo stare una serata insieme. Sono vent'anni che vivo a Roma, le mie figlie sono italo-francesi, mia moglie è italiana. Sento mia questa terra ma non dimentico le mie radici. Ci tengo perché la gente e la società mi hanno dato tanto. Giocare qui è fantastico, prima la gara in cui c'era meno gente contava 60mila spettatori. Tutto speciale e fantastico, il campionato era speciale e unico al mondo. Quest'anno è mancato, nel calcio non è solo il giocatore a scendere in campo, ma tutto il contorno. Sono andato a quasi tutte le partite, era triste, ma lo era anche in campo... Per fortuna con Spalletti siamo stati più belli in campo, anche se tristi fuori. Non conosco tutti i problemi ma una soluzione va trovata e tornare allo stadio. Non voglio dire che il pubblico è un'arma in più, perché anche i fischi fanno bene, ma mancavano anche quelli. Anche io ho preso belle sveglie e ci fa pensare, l'applauso della gente dà uno stimolo in più. Il senso di appartenenza è uno dei valori più importanti dello sport, quello è mancato, con poche persone si sente. Se ho relizzato tutti i miei sogni? Sì, da bambino il sogno era giocare a calcio, ho 4 figli che sono in perfetta salute e ho chiesto già molto. Questa iniziativa è una cosa naturale, ho sempre fatto beneficienza perché mi piace aiutare le persone. Tommasi mi ha dato una grande mano e mi ha insegnato a farla in Italia. Da due anni lo facciamo personalmente nello sport, ci tengo. Non è un sogno ma una realtà. Siamo ancora piccoli, c'è da fare perché non è facile ma facciamo il massimo. Spalletti ha detto che è importante che ci sia il presidente tutti i giorni, lui è il punto di riferimento per tutti, dai giocatori ai magazzinieri. Se Pallotta bussa alla mia porta, non parlo inglese... Abbiamo tante cose da fare ma trovare una soluzione sarebbe l'ultimo dei problemi. Europei? La gara di apertura è sempre importante e difficile, lo è stato per la Francia, far capire ai giocatori cosa sia un Europeo. ieri nel Belgio tanti giovani non erano preparati a livello emozionale, l'Italia è 4 volte Campione del Mondo e c'è un motivo. L'Italia può arrivare in fondo, con la cultura del Paese a livello calcistico. Ci sono anche Germania e Spagna, mi piacerebbe una finale tra Francia e Italia così festeggio comunque...".

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