Totti: "Rimanere a Roma è stata una scelta di vita. Vinco la Champions e poi smetto"

05.06.2011 14:42 di  Yuri Dell'Aquila   vedi letture
Fonte: Radio Monte Carlo
Totti: "Rimanere a Roma è stata una scelta di vita. Vinco la Champions e poi smetto"
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Fornasari

Il capitano della Roma Francesco Totti, all'interno della presentazione dei candidati per il Golden Foot 2011, trofeo vinto l'anno scorso dal numero 10 giallorosso, a Radio Monte Carlo ha rilasciato una lunga intervista che ha preso in esame passato, presente e futuro del club capitolino:

Emozionato dal trofeo dello scorso anno?

"L'emozione è tantissima perché è stato un premio inaspettato, davanti a me c'erano tantissimi campioni che hanno fatto la storia del calcio, poi prendere il premio dal principe Alberto... Ho avuto la possibilità di parlarci, ti mette a tuo agio, è semplice e ti trasmette tranquillità."

Sulla promenade di Montecarlo c'è la tua impronta...

"Ci sono stato ma non ho avuto la possibilità di vedere l'impronta. Ci andrò sicuramente, tanto lì rimane..."

Baggio, Totti e Del Piero i numero 10 più importanti del calcio italiano...

"Hanno premiato giocatori che hanno fatto tanto nel calcio."

Non sei stato premiato con il pallone d'oro...

"La Roma ha meno visibilità di altre squadre, se avessi giocato nel Real o nel Milan sarebbe stato diverso, ho fatto questa scelta di vita e sono orgoglioso, è stata una scelta di cuore."

Hai fatto 207 gol, qual è secondo te il più importante?

"Ogni gol ha la sua differenza, quando giochi partite importanti ci sono gol importanti, ma per  me sono tutti uguali perché conta quello che fai."

Qual è il più bello per te?

"I primi due per importanza sono quello con l'Inter a Milano e quello al volo con la Sampdoria."

Quello che ti ha dato più soddisfazione?

"Quello a Milano."

Non quello con il Parma?

"Quello è stato significativo per lo scudetto e per vincere quello che tutti volevano vincere, io in particolare. Aver indossato sempre un'unica maglia mi da tanta soddisfazione..."

Il giocatore a cui sei più legato?

"Candela, sono contento perché nel calcio è difficile mantenere una forte amicizia poi lui è anche straniero e poteva essere più difficile, c'è anche il fatto che vive a Roma ed è più facile vederci e sentirci."

Il cucchiaio?

"E' una cosa istintiva, a dirlo è facile a farlo diventa più difficile. Da fuori siamo tutti bravi e capisco che siamo tutti tecnici, compreso me, in campo però è diverso, se ce l'hai bene sennò è difficile. Può succedere di sbagliare, lì hai tutto da rimetterci."

Lo stadio che ti affascina di più?
"Quello dell'Arsenal. In Inghilterra sono tutti belli, stare attaccato ai tifosi ti da qualcosa in più, ma in Italia..."

Speri di giocarci in uno stadio così?

"Non lo so, quello della Juve sicuro! Quello della Roma spero si possa fare prima che smetto."

Quando hai cominciato pensavi di segnare così tanto?

"No, perché prima pensavo solo a far fare gol agli attaccanti giocando trequartista, poi con Spalletti tra infortuni e squalifiche, mancanza di attaccanti, mi ha spostato in avanti e così..."

Potevano essere anche di più?

"Se avessi iniziato prima sicuramente."

Si è chiusa l'era Sensi, che rapporto è stato?

"Devo solo ringraziare la famiglia Sensi perché per me ha fatto tantissimo, siamo quasi entrati insieme, fortunatamente ho conosciuto una famiglia vera che ha dato tutto alla città e alla tifoseria facendo sacrifici enormi che non tutti sanno. Il rapporto umano poi va oltre il lato calcistico e lavorativo."

Come te la immagini nuova Roma?

"Una grande Roma che possa vincere anche a livello internazionale, il fattore economico è la cosa più importante per un club e possono fare tanto, mi aspetto a tanto da loro e a noi aspetta contraccambiare quello che ci danno."

Un giovane che può ricordati?

"No non c'è. Ognuno ha le sue caratteristiche, da piccolo mi dicevano che assomigliavo a Mancini o a Baggio."

Qualche giovane bravo?

"Giovani bravi ce ne sono tanti. Ho giocato con Cassano che da del tu al pallone."

Il miglior giocatore in Italia?

"Ci devo pensare..."

In Europa?

"Messi e Cristiano Ronaldo fuori concorso, però sono sempre in quell'ambito, Real, Barcellona e Manchester."

In Italia?

"Eto'o, Zanetti che a 38 anni è sempre un ragazzino e poi giovani promettenti come Pazzini."

L'Italia di Prandelli?

"Squadra giovane, rifondata e penso che possa fare bene perchè ha un grande allenatore e spero che possa ripetersi."

Con la maglietta “The king of Rome is not dead” cosa volevi dire?

"Non è stata fatta per mia iniziativa perché non sono un tipo che fa queste cose, dopo il derby ho sentito la telecronaca di questa persona inglese e proprio in quel momento ho sentito tante cose brutte sul mio conto, mi dispiaceva e allora ho voluto rispondere sia sul campo che pubblicamente con questa maglietta ironica, io sapevo che quello che dicevano non era vero."

Il tuo obiettivo?

"Vincere la Champions, il resto è tutto contorno, certo se vincessi lo scudetto non lo butto. La Champions è l'unica cosa che mi manca e poi potrei anche smettere."