Roma TV - Bruno Conti: "Totti è la Roma, Viola e Liedholm la mia vita calcistica"

19.09.2014 19:17 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: Roma TV
Roma TV - Bruno Conti: "Totti è la Roma, Viola e Liedholm la mia vita calcistica"
Vocegiallorossa.it
© foto di Valeria Bittarelli

Come annunciato dalla Roma attraverso il suo profilo Twitter, sarà Bruno Conti l'ospite dell'odierna puntata di Slideshow, in onda alle 19.00 su Roma TV.

Ecco le sue dichiarazioni:

Il cartellino.
“Si vedono subito le orecchie a sventola. È il mio primo tesserino, nell’Unione Calcio Nettuno”.

Viola e Liedholm.
“La mia vita calcistica, col presidente c’era un rapporto stupendo, anche con la signora Flora che ci ha sempre seguito. Un grande presidente, ha costruito pezzo dopo pezzo la squadra del titolo e della finale. Il Barone è stato il mio maestro, sono cresciuto con doti tecniche interessanti ma quello che mi ha insegnato non lo dimenticherò. Al Tre Fontane prima di un’esercitazione chiamò me per far vedere l’esercizio. Mi ha insegnato tantissimo sotto l’aspetto comportamentale, è stato quello che mi ha riportato a Roma dopo il Genoa e mi ha dato tante soddisfazioni”.

La squadra dell’83.
“Foto bellissima, la dimostrazione di cosa fosse quel gruppo. La presenza, la simpatia al momento giusto ma essere consapevoli di quello che voleva l’allenatore. È un quadro bello che riporta indietro nel tempo. C’era il momento di divertirsi”.

Il gol a Genova, del titolo.
“E’ il gol dello scudetto, su un campo dove ho avuto soddisfazioni. Simoni mi prese dalla Primavera,  tornare a vincere lo scdetto in questo campo fu molto bello.”


Il Roma Club Testaccio.
“Lo Scudetto è il coronamento di un sogno di quello che uno vede, quando vedi questi tifosi che fanno sacrifici. Noi ci divertiamo, abbiamo guadagnato bene, diamo la soddisfazione a questa gente è la gioia più immensa”.

Di Bartolomei.
“E’ il mio Capitano, Agostino è la Roma, è quello che mi ha dato consigli prima di venire alla Roma, ci siamo conosciuti a Lavinio, è stato come immedesimarmi a mio padre che faceva il muratore, non dimenticherò le volte che ci portava a salutare i tifosi. Con Agostino ci siamo sentiti prima che succedesse quello, organizzai una partita di beneficenza di calcetto al Palazzetto dello Sport per Casadei. Ci sentimmo telefonicamente e non mi accennò mai un problema. Resta il rammarico di non sapere perché e di non aver potuto fare qualcosa. Rimango con quelle che sono state le telefonate, mi disse subito di sì e poi è successo quello che è successo”.

Maldera.
“Eh, ne mandate una dietro l’altra (pausa). Insieme ad Agostino si parla di grandi uomini, al di là di quello che si è vinto. È un grande uomo, siamo stati spesso a contatto. Quando ha smesso allenava qui alla Roma, è stato un contatto continuo. Grandi perdite”.

La Coppa del Mondo con Pertini.
“E’ il coronamento di quello che riesci a fare coi club. È una foto che tengo stretta sul mio computer, lui a livello umano è una persona incredibile. Lo avevamo dentro lo spogliatoio a incoraggiarci, non dimenticherò mai il viaggio di ritorno e il pranzo al Campidoglio. Un uomo stupendo, ha dato tantissimo all’Italia, con grande correttezza e cercando di fare sempre il bene”.

Italia-Brasile, contro Falcao.
“Prima di partire, facemmo una foto con Liedholm e Viola. Il presidente voleva da uno di noi due la maglia di Campione del Mondo. Lui fece un grande torneo. Qui ci siamo scambiati la maglia e ci siamo abbracciati senza dirgli una parola. Non è vero che mi dispiaceva, ero l’uomo più felice del mondo. Dopo la doccia provai ad andare a salutarlo, trovai solo fisioterapisti e massaggiatori, per loro fu una grande delusione. In questa partita avevano il pareggio e lavittoria”.

Con Pelè.
“Foto indimenticabile, per me erano gli inizi. Eravamo a New York quando facemmo questa tournée, si faceva la lotta per avere una foto con lui. Quando ho terminato il Mondiale essere stato definito da lui il migliore fu una grande soddisfazione. È stato il regalo più bello”.

Con Maradona.
“Grande Diego, Non vi nascondo che mi sussurrava di venire a giocare al Napoli, prima dello scudetto. Ho avuto stima e rispetto per lui, mi invitò al suo matrimonio. Sono contento di averlo rivisto in campo, gli auguro il bene possibile. È un uomo stupendo, pieno di valori. Si parla di fenomeni”.

Con Messi.
“Mio figlio Daniele mi chiama e mi dice di andare a Barcellona. Chiamai Burdisso e gli chiesi di fare una sorpresa a mio nipote. Quella è una maglia che Francesco Totti mi diede prima di partire, chiedendogli di consegnargliela. È un ragazzo di grande umiltà, fuori c’era la fila. È stato molto bello. Ci ha ricevuto con grande disponibilità e ringrazio anche Burdisso”.

Con Totti.
“E’ la Roma, sotto tutti i punti di vista. È quello che è riuscito a tirare fuori questa squadra dalle difficoltà. A distanza di anni la sua bravura è quella di essere rimasto se stesso. È un fenomeno, abbiamo visto Pelè e Maradona e ora vediamo Totti e Messi. È un rapporto spontaneo, schietto. Se ho questo rapporto con lui viene da spontaneità e rispetto. Con Francesco, anche se ci si incontra giornalmente, ci si bacia e ci si abbraccia. È fatto con il cuore. Non posso dimenticare una foto: al derby ero su una panchinetta, Totti fece gol e mi venne ad abbracciare. Mi tengo stretta l’amicizia e il rispetto della sua famiglia”.

I rigori contro il Liverpool.
“E’ la cosa più brutta della mia carriera, ma che ti dà modo di reagire. Nel calcio bisogna essere bravi a saper reagire. Non sono un rigorista, ma contro il Torino in Coppa Italia calciai e segnai. Qui non mi tirai indietro, feci quello che non bisogna fare: tirai col corpo all’indietro. Grande delusione in una competizione importante. Una pagina nera della mia carriera, mi ha fatto continuare a cercare di migliorarmi. Bisogna saper accettare le sconfitte, anche se questa è stata dura da digerire”..

L’addio al calcio.
“Un anno bruttissimo. Quando hai una certa età ti metti sempre in prima fila negli allenamenti, Bianchi non mi ha mai considerato. Ho avuto tante proposte, decisi di smettere perché ho la Roma dentro e non potevo sentirmi con una maglia diversa. Ho smesso per dedicarmi alla continuità con questi colori”.

La festa dell’addio al calcio.
“E’ stata una partita giocata dopo la finale di Coppa UEFA persa con l’Inter. Ero molto preoccupato pensando alla delusione che potevano avere i tifosi. Invece vedemmo più di 80mila persone. Indimenticabile, vedere queste bandiere, questa mia immagine, la presenza, entrare in campo e vedere i miei compagni. È stata una serata incredibile, non avevo dubbi. Abbiamo dato per tanti anni il rispetto e la professionalità alla gente, penso di essere stato ripagato. Li ringrazio di cuore”.

Con la moglie.
“Penso sia importante trovare una moglie favolosa che cresce i propri figli. Io ero sempre in giro in ritiro, lei è una persona che non ha voluto mai apparire. Ora siamo orgogliosie il merito è suo”.

Con i figli.
“I primi tempi a Trigoria, innamorati del calcio. Sono cresciuti a pane e calcio, non sono esistiti giocattoli, hanno voluto sempre palloni e completini. Poi hanno cominciato a far parte del settore giovanili. Ho voluto dialogo con loro, non per il calcio ma per la vita”..

Daniele Conti.
“Ci ha dato soddisfazioni come Andrea, su cose ottenute da lui. Con i suoi sacrifici, il carattere, la bravura e il peso di portare un cognome così importante. Solo lui poteva dimostrare di essere un grande calciatore. Si è guadagnato da solo”.

Tempestilli.
“Non vi nascondo che era un bel martello. Ti era sempre attaccato, aveva i piedi un po’ di gesso (ride, ndr). Ha fatto una sua buona carriera, con grande professionalità e carattere. Me l’ha data qualche bottarella”.

Con Giorgio Rossi.
“E’ difficile descriverlo, non solo per Bruno Conti ma per tutti. Ha dato amore a tutti. Non dimenticava nulla, partiva col suo marsupio dove poteva avere tutto. È un grandissimo competente, andavamo tutti da lui. Lo si vede dal viso che è una persona buona, un padre. Difficilmente lo dimenticheremo, gli vogliamo un mondo di bene. Anche lui è la Roma”.

Con Luisa Petrucci.
“La amo. Ne ho passate tante con lei, non posso dimenticare una festa con Grassetti e Iosa a Nettuno. Persone vere, non vi nascondo che ero in ritiro a Riscone e abbiamo fatto il Memorial Petrucci e mi sono rifatto male al ginocchio. La porto sempre del cuore, mai dimenticheremo lei per quello che era”.

La salvezza del 2005 in panchina.
“Tanta sofferenza, ho preso in mano la squadra. C’era Montella, anche Sella e Aquilani. Mi sono liberato delle ansie e delle preoccupazioni, a fine partita in un angoletto mi misi a piangere abbracciando Rosella Sensi”.

Luciano Spalletti.
“La persona che ci ha fatto divertire, l’ho voluto fortemente quando mi è stato dato questo incarico. Ho insistito e non potrò dimenticare quando ci siamo nascosti dalle parti dell’Aurelia. L’abbiamo conosciuto come allenatore, ha fatto grandi miracoli e ci ha fatto divertire. Orgoglioso di averlo portato a Roma. Non dimenticherò una serata che eravamo in ritiro, facemmo una sorpresa a Totti quando era infortunato. Grande cultura del lavoro e grande professionalità”.

Il titolo Primavera del 2011.
“Grande soddisfazione. Di Florenzi dicevano che non poteva dare per il fisico, dà soddisfazione. È bello vincere lo scudetto per questi ragazzi, ma per me la soddisfazione è vedere Totti, De Rossi, Romagnoli, Florenzi e i ragazzi in giro. La società sta investendo sul settore giovanile, fa parte di questa cultura e queste sono le soddisfazioni. È bello vincere, ma è bello vedere i ragazzi in prima squadra”.

La Hall of Fame.
“Sono orgoglioso, è una premiazione fatta dai tifosi. Mi sento ancora più orgoglioso. Ho dato tanto a loro e alla Roma. Trovarmi in questa classifica è stato un motivo di soddisfazione”.

Con Falcao e Pallotta.
“Il grande presidente che sta dando grandi soddisfazioni. Ha scelto gente importante come Walter Sabatini. Mi auguro che possa avvenire la costruzione dello stadio, è molto importante.