Collovati: "Il problema della Roma è stata l'aspettativa sulla Juve senza Conte"

24.04.2015 11:29 di Claudio Lollobrigida Twitter:    vedi letture
Fonte: AS Roma Match Program
Collovati: "Il problema della Roma è stata l'aspettativa sulla Juve senza Conte"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico De Luca

Fulvio Collovati ha rilasciato un'intervista ad AS Roma Match Program. Ecco le sue dichiarazioni.

Si incontrano due squadre alla ricerca di riscatto, che partita immagina?
“Non direi che Roma e Inter abbiano lo stesso spirito. Le accomuna il fatto di non essere contente della stagione, ma la Roma è in una posizione molto diversa e in piena lotta per la Champions League”.

Quindi?
“Si incontreranno due formazioni a viso aperto. La Roma non può non fare bene, certo è un po’ incerottata, ma ha i giocatori per fare una buona prestazione. Poi hanno la Lazio che preme, anche se non si deve far impensierire più di tanto”.

Il secondo posto lo vede quindi alla portata della Roma?
“Direi proprio di sì. La Lazio ha problemi di infortuni e non potrà facilmente continuare la striscia positiva e il Napoli oltre ad essere abbastanza lontano, ha la mente  impegnata alla Europa League”.

Chi parte a San Siro con il favore del pronostico?
“Roma-Inter è sempre stata una gara dai tanti gol e sono sicuro che sarà lo stesso anche questa volta. Per l’Inter non ha senso che chiudersi a difendere, non ha nulla da perdere e deve solo sperare di fare una bella figura. E la Roma se trova una squadra che gioca, non arroccata in difesa, riuscirà a tirare fuori il suo miglior gioco”.

Com’è la stagione della Roma?
“Il problema della Roma è che lo scorso anno ha fatto molto bene e quest’anno si aspettava di continuare contro una Juventus orfana di Conte. Invece i bianconeri hanno dato dimostrazione di avere ancora tanta fame”.

E l’Inter, invece?
“Sono decimi… Direi molto, molto, molto male… e dico molto per tre volte”.

Cosa è successo ai nerazzurri?
“Le cose non sono andate bene dall’inizio e il cambio di allenatore ne è la conferma. Mancini è un bravo tecnico, ma ha l’attenuante di avere una squadra non costruita da lui, tranne un paio di elementi arrivati a gennaio. Comunque, anche lui ha le sue responsabilità e salvare la stagione diventa quasi impossibile”.

Garcia le piace?
“È un tecnico molto valido. Lo si vede dal gioco espresso dalla Roma lo scorso anno e quest’anno in alcuni momenti. Ha sbagliato ad esporsi troppo ad inizio campionato, evidenza del fatto che non conosce la piazza di Roma. E gli acquisti di gennaio finora non hanno avuto quel rendimento che ci si aspettava”.

La sua carriera da calciatore ha un filo conduttore: chi era Nils Liedholm?
“Liedholm è stato un maestro di calcio. Un allenatore completo e unico nel suo genere. Non ha mai snaturato i suoi metodi di allenamento sia che allenasse Falcao, Rivera o il più giovane dei ragazzi della primavera. Insegnava calcio… Mi volle alla Roma”.

Nel calcio di oggi ci sarebbe posto per il Barone?
“Oggi ancora di più. Oggi che c’è il calcio dei parametri zero, dei tanti stranieri in campo… un allenatore che rimane un paio di ore oltre all’allenamento per provare i calci piazzati con i ragazzi sarebbe attualissimo…”.

Cosa ricorda dei cinque anni all’Inter?
“Mi sono trovato bene, nella rosa c’erano grandi giocatori Rummenigge e Altobelli. Io venivo dal Milan ed ero pieno di motivazioni. Milano è una piazza dura, per giocare a San Siro, la Scala del Calcio, bisogna avere delle qualità!”.

A proposito della Scala del Calcio, pesa il fatto che I’Inter giochi in casa sabato sera?
“In questo momento il fattore campo conta poco. I tifosi nerazzurri sono disamorati e distaccati. Potrebbe essere un fattore di stimolo per la Roma, invece”.

Un anno ad Udine e poi come mai la Roma?
“Era un patto tra me e il presidente Viola. Ci unì un reciproco rispetto, sempre. Il presidente Viola capì con intelligenza come inserirsi nel mondo del calcio. In certe situazioni rispose con ironia, ricordate come gestì la famosa Questione di centimetri? Riuscì a minimizzare la grande signora. Era il mio punto di riferimento. Comunque a Roma ho vissuto due anni intensi, indimenticabili”.

Ricorda un momento di quel periodo?
“Mi piacerebbe ricordare un episodio, non calcistico però che prova il mio rapporto con il presidente Viola. Ci allenavamo a Trigoria e io una delle prime volte che andavo al campo, ebbi un incidente sul Raccordo Anulare con un motociclista. Subito dopo l’impatto, di cui ero responsabile, scesi dalla macchina e vedendo il ragazzo a terra chiamai il presidente Viola. Gli dissi che avevo ucciso un ragazzo. Non chiamai mia moglie e nessun altro… Per fortuna il ragazzo se la cavò con un paio di ossa rotte, ma il presidente mi confessò che pensava avessi sparato a qualcuno, che avessi perso la testa…”.

Era un bel gruppo, come mai non arrivarono i risultati?
“Il primo anno arrivammo terzi e ce la siamo giocata fino a metà girone di ritorno. C’era ancora lo zoccolo duro della vecchia guardia che aveva vinto lo scudetto: Pruzzo, Bruno Conti, Nela. C’era una bella armonia. A fine girone di andata eravamo secondi, il presidente venne negli spogliatoi e disse che ci avrebbe dato premio doppio se avessimo superato il Milan. Stava nascendo il grande Milan di Sacchi”.

Prima di salutarci, un pronostico?
“Dipende solo dalla Roma. Spero sia la partita di alcuni giocatori arrivati quest’anno che non hanno ancora lasciato il segno… penso ad Iturbe”.