AS Roma Match Program, Cordova: "Io, all'Olimpico dopo 30 anni"

29.09.2014 23:01 di Gabriele Chiocchio Twitter:    vedi letture
Fonte: AS Roma Match Program - Tiziano Riccardi
AS Roma Match Program, Cordova: "Io, all'Olimpico dopo 30 anni"
Vocegiallorossa.it
© foto di Image Sport

Era il 16 maggio 1976 quando Franco “Ciccio” Cordova entrò per l’ultima volta all’Olimpico con un vessillo della Roma addosso. Sul terreno di gioco si giocava Roma-Ascoli (1-1: Silva, Pellegrini), lui scese in campo con la maglia giallorossa numero 4. Si trattava di un giocatore dal talento smisurato, che con il pallone tra i piedi faceva quello che voleva. “Mi dicono che ero abbastanza bravo...”, dice oggi con un tono scanzonato e un’ironia tagliente vagamente simili a quelli del Jep Gambardella de “La Grande Bellezza”. Dopo la Roma, passò alla Lazio “per ripicca nei confronti di Anzalone” e da lì pian piano la sua parabola calcistica andò scemando fino ad Avellino, dove giocò un anno nel 1979-80. Si diceva, l’ultima volta. Già, perché da quella gara con l’Ascoli lui non andò più allo stadio per seguire la Roma. Trentotto anni trentotto senza frequentare più quell’impianto. Ma ci è tornato di recente, in occasione della gara di UEFA Champions League con il Cska Moskva. E l’emozione non l’ha nascosta.

Cordova, come mai così tanto tempo lontano dalla sua squadra del cuore?
“Ecco, intanto fa bene a sottolineare questa cosa. Io resto un tifoso della Roma al 100% nonostante in passato abbia fatto l’errore di passare alla Lazio, ma quella fu una ripicca...”.

Ci arriviamo a quel trasferimento, ma prima: che cosa ha provato quella sera all’Olimpico dopo anni?
“Mi sono commosso, dico la verità. Ho portato mio figlio, Francesco Maria, di 8 anni con me. Lui è un grandissimo tifoso e mi chiedeva sempre di portarlo allo stadio. Alla fine ho ceduto...”.

Il motivo di questa sua ritrosia?
“Nessuna in particolare. Preferivo vedermi la partita a casa, in tv, comodamente sul divano. Andare allo stadio è uno stress, ma devo dire che mi sbagliavo. Ho visto mio figlio entusiasta, in più l’iniziativa di dedicare un palchetto in Tribuna d’Onore agli ex giocatori della Roma è veramente bella e organizzata in ogni dettaglio. Complimenti alla Società...”.

Vi sarete divertiti, vedendo quei 5 gol...
“Ci siamo divertiti talmente tanto che ora torniamo ogni volta che la Roma gioca in casa. La squadra è forte, guidata da un grande allenatore, ma ho solo un rammarico...”.

Quale?
“Ho sbagliato periodo per giocare con la Roma. Se fossi capitato nella squadra degli anni Ottanta o in quelle più recenti mi sarei divertito e avrei vinto qualche scudetto in più. Peccato...”.

Accennava al periodo in cui andò alla Lazio, vuole aggiungere qualcosa?
“Come detto, fu una ripicca verso il presidente Anzalone che mi aveva venduto. Mi disse: “O vai via o non giochi più a calcio”. Voleva che andassi a Verona, ma io rifiutai la destinazione e preferii rimanere in città passando dall’altra parte della barricata. Il giornalista di allora del Messaggero, Gianni Melidoni, conosce molto bene quella storia. Come, peraltro, ne conosce un’altra...”.

Racconti pure.
“Ricorda il campionato del ‘74-’75? Quello in cui la Roma arrivò terza?”.

Certo, con Liedholm in panchina.
“Esatto. Ad un certo punto della stagione Anzalone mi mise fuori rosa perché già non andavamo più d’accordo. Così, proprio grazie a Melidoni, fu organizzato un incontro alle 9 di mattina al Gianicolo con Anzalone per far rientrare quel dissidio. Io e il presidente ci dicemmo di tutto, ma alla fine mi permise di tornare in squadra. Era la settimana che avrebbe portato al derby, quello che poi fu deciso da un gol di De Sisti. Rientrato io, vincemmo con la Lazio e da lì iniziò la cavalcata che ci portò al terzo posto”.

Perché non si prendeva con Anzalone?
“Ero il genero di Marchini, un uomo che lui non lo sopportava, e di conseguenza non sopportava me”.

Un pensiero finale su Totti, neo trentottenne?
“Gli faccio gli auguri per il compleanno recente, è un giocatore straordinario e un ragazzo a modo. È un esempio per i ragazzi. È fortunato a giocare in una squadra così forte, dove tutti i nuovi si inseriscono con una facilità disarmante. Questa Roma è forte e stupirà pure con il Manchester City FC. Vedrete...”.