ESCLUSIVA VG - Borghi: "Ecco chi è Ponce, l'ultima scoperta della Roma"

27.12.2014 16:53 di Claudio Lollobrigida Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA VG - Borghi: "Ecco chi è Ponce, l'ultima scoperta della Roma"
© foto di Stefano Borghi

Il mercato non è ancora iniziato, ma in molti danno già per conclusa l'operazione che porterebbe Ezequiel Ponce - attaccante 17enne del Newell’s Old Boys - a diventare un calciatore della Roma. Per capire meglio che prospetto sia il giovane attaccante argentino, la redazione di Vocegiallorossa.it ha contattato Stefano Borghi, telecronista di Fox Sports ed esperto di calcio sudamericano.

Che giocatore è Ponce?
"E' un attaccante che ha il ventaglio di caratteristiche per diventare un giocatore di rilievo. Di certo è molto giovane, è vero che ha già giocato in prima squadra nel Newell's ma solo per un anno, forse anche meno. E' un investimento per il futuro, non certo per il presente: è un ragazzo che va aspettato ma parliamo di un calciatore interessante, vede discretamente la porta e sa partire da lontano. Rifinisce con entrambi i piedi, che è la cosa più importante alla sua età, sicuramente può diventare un ottimo giocatore. Ad oggi è tuttavia impossibile dirlo con certezza".

E' dunque un attaccante moderno...
"Ormai la topologia di attaccante boa non c'è più, nel calcio di oggi il nove statico lo troviamo soltanto nelle divisioni inferiori inglesi o nei campionati del nord Europa. Se guardiamo tutte le squadre di alto livello, hanno delle punte che vengono a giocare: i vari Llorente, Diego Costa, Mandzukic o lo stesso Benzema hanno strutture da nove classico ma è tutta gente che deve giocare per la squadra. A un certo livello quella tipologia di attaccante non esiste più".

A quale giocatore lo paragonerebbe?
"Io sono assolutamente contrario ai paragoni, fanno solo male. Potrei dire che questo ragazzo è il nuovo Batistuta: viene dal Newell's, ha quel tipo di struttura fisica e gioca col numero 9, ma con Batistuta c'entra poco. Paragonarlo a Batistuta vorrebbe dire fargli del male e bruciare l'investimento della società, perché ad oggi non puoi ancora dire che giocatore può diventare. Ogni giocatore ha la propria peculiarità e, benché qualcuno possa ricordare più qualcun altro, dargli subito una etichetta è la cosa più sbagliata che si possa fare. In Italia siamo molto attirati dall'investimento sul giovane ma poi alla prima partita deve fare tre gol, altrimenti è un bidone. E questo è uno dei motivi per cui il calcio italiano si trova in uno dei punti più bassi della sua storia. Prendiamo come esempio Dybala: preso due anni fa dal Palermo, dopo sei mesi era un bidone strapagato. Poi aspettando il giusto tempo si è addirittura cercato di naturalizzarlo per la Nazionale. Bisogna imparare questo tipo di cultura: quando arriva un nuovo giocatore non è un nuovo nessuno, ma semplicemente un nome e un cognome. Se ha 17 anni e viene dall'Argentina è normale che prima di un anno, un anno e mezzo, non potrà essere nelle condizioni di rendere al meglio. Io credo che la Roma sui giovani stia lavorando con pazienza e intelligenza, perché ha già in squadra almeno tre giovani che secondo me sono di massimo valore per la loro età, vale a dire Uçan, Paredes e Sanabria. Sono tre giocatori di grandissima prospettiva, ma fino ad adesso li avete visti gicare? I giovani vanno aspettati. Salih Uçan, se fosse nel Milan, sarebbe il centrocampista più forte della rosa. Alla Roma ci sono Nainggolan, Pjanic, Keita, Strootman e De Rossi, allora ti puoi permettere di aspettare i giovani. Se un domani vendi Strootman, tu hai già un giocatore inserito e con quel valore lì. E' questo il modo di lavorare con i giovani. Non pensiamo che sia arrivato il nuovo Batistuta, altrimenti lo hai bruciato. E in Italia siamo specialisti in questo".

Le sembra congrua la valutazione di 5 milioni per la metà del cartellino?
"E' un investimento importante, 5 milioni per la metà è tanto. Ripeto, è un grande talento, però bisogna valutare l'operato della società anziché l'etichetta del prezzo. Alla fine del mercato diremo che la Roma ha speso una certa cifra portando a casa questo o quel giocatore, e diremo se il mercato è stato buono. Ma parlare del prezzo del singolo secondo me non va bene. Faccio un altro esempio: secondo me il prossimo giocatore a irrompere sui grandi palcoscenici sarà Vietto, attaccante argentino che il Villarreal ha preso per 5.5 milioni. Se gli spagnoli hanno la forza di tenerlo almeno per la possima stagione, rivendendolo nell'estate del 2016, possono ricavarci 25-30 milioni. Lavorare così è intelligente".

Si parla di un prestito alla Sampdoria: è la piazza giusta per la sua crescita?
"Quando mandi un giocatore in prestito, puoi percorrere due strade: mandarlo in una piazza tranquilla, dove possa crescere pian piano senza troppe pressioni; oppure mandarlo in una piazza di tradizione, come può essere la Sampdoria. Se pensi che possa diventare un giocatore stabilmente inserito in prima squadra già dall'estate prossima, allora è giusto mandarlo alla Sampdoria dove c'è un allenatore esigente, una squadra che sta andando forte e un ambiente molto trascinante. Quella può essere una prova già molto indicativa. La Sampdoria di oggi è per me una realtà di alto livello per tutte le componenti che ci sono, per lui sarebbe un'avventura in cui dimostrare qualcosa da subito".

Caratterialmente può reggere certe pressioni?
"Gli argentini arrivano di solito già molto svezzati, perché fare anche solo 20 partite nel campionato argentino con tre o quattro clasicos, magari indossando una maglia per cui tifi da quando sei nato, vuol dire essere già abituato a certi contesti. Il Newell's gioca in uno stadio caldissimo, poi magari vai a giocare in traferta contro il Rosario Central al Gigante, oppure alla Bombonera e al Monumental, arrivi a giocare in Italia che è come l'amichevole del giovedì. Da quel punto di vista lì non credo che caratterialmente ci siano grossi dubbi. Questi ragazzi che vengono dall'Argentina, magari durante il mercato invernale, lì si trovano a Ferragosto e sono al mare. Poi vengono in Italia con la neve e il freddo, è chiaro che cambia tutto: metodo di allenamento, alimentazione, è come cambiare mondo. C'è chi si adatta subito e chi ci mette di più. Prendiamo El Tucumano Pereyra: nei primi sei mesi a Udine non diceva una parola, era un ragazzo con enormi difficoltà di inserimento proprio a livello di comunicazione. Però lo hanno aspettato e ora è un giocatore importante nella squadra più forte del Paese".

Per caratteristiche potrebbe adattarsi al 4-3-3 di Garcia?
"Sì. Al Newell's giocano tutti con quel modulo: questo club nella sua storia recente ha avuto due grandi maestri come Bielsa e Martino. Lì i ragazzi giocano con il 4-3-3 da quando camminano. Poi io credo che il grande giocatore sia adattabile a qualunque situazione, altrimenti non fai molta strada".