Si chiude la prima gestione dei Friedkin

05.01.2024 20:30 di  Alessandro Carducci  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
Si chiude la prima gestione dei Friedkin
Vocegiallorossa.it

È stata la prima mossa di un certo rilievo della famiglia Friedkin. Ci voleva coraggio per affidare la Roma a Tiago Pinto, un giovane dirigente con una solo esperienza, vincente, nel Benfica.



LE TANTE DIFFICOLTÀ - La sua espressione serafica e il sorriso sornione, di chi ne ha già viste e sentite tante, hanno fatto da ammortizzatori in una città dove la pressione può facilmente comprimere e mandare fuori giri anche il più saldo tra gli uomini. Spesso schiacciato dalla presenza mediatica dello Special One, Tiago Pinto ha sopperito alle (volute) assenze comunicative dei Friedkin per fare da portavoce della società, incarnandone la sobrietà nei giudizi e nei commenti, al contrario del passionale, e appassionato, José Mourinho, la cui sciabola dialettica ha da subito fatto breccia nel cuore del tifoso giallorosso.
Tiago Pinto saluterà tutti a fine mercato, concludendo così con 6 mesi di anticipo la sua avventura romana.

COSA HA FATTO - Sotto la sua gestione, la Roma ha vinto la Conference League ed ha sfiorato l’impresa di vincere un secondo trofeo consecutivo, sbattendo contro i calci di rigori e le decisioni arbitrali di Taylor. Già così, è comunque entrato nella storia della Roma. Fosse riuscita la missione di Budapest, sarebbe stato proiettato nell’Olimpico. La storia è andata come sappiamo e, di lui, rimarranno gli acquisti sballati di Vina e Shomurodov, la gestione di Zaniolo, svenduto a poco quando si sarebbe potuto vendere a tanto qualche mese prima, ma anche il capolavoro dello scorso giugno, quando ha ricavato 30 milioni scavando il fondo del barile di Trigoria. Rimarranno anche i colpi Dybala e Lukaku, pur con l’ausilio di Mourinho. Rimarrà il passo falso commesso con Renato Sanches, acquisto prevedibilmente sbagliato, e con la boutade Bonucci si è chiuso il sipario sulla gestione Tiago Pinto ( in attesa del mercato di gennaio): tre anni in cui il portoghese ha dovuto sopportare forti pressioni con le stringenti regole imposte dal settlement aggreement, a rendere il suo lavoro al limite dell’impossibile.
“La prima regola è di mantenere uno spirito libero da preoccupazioni. La seconda è di guardare le cose in faccia e conoscerle per ciò che esse sono”, diceva Marco Aurelio. Tiago Pinto l’ha fatto, ha mantenuto il sangue freddo anche quando la ricerca dell’attaccante sembrava inanellare un fallimento dietro l’altro, consapevole delle estreme difficoltà economiche entro cui era costretto a muoversi. Il resto è storia e, come tale, sarà giudicata nel corso degli anni.