La differente differenza dei singoli con De Rossi

22.03.2024 14:49 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
La differente differenza dei singoli con De Rossi
Vocegiallorossa.it

Daniele De Rossi ha già vinto 7 partite di campionato e messo insieme 22 punti in 9 gare, che sono solo 7 in meno dei 29 che ha ereditato da José Mourinho poco più di due mesi fa. I confronti sono inevitabili tanto quanto lo erano, per esempio, quelli che un paio d’anni fa si facevano tra Mourinho e Fonseca spesso e volentieri anche a sproposito, ed è inevitabile vedere come, pur con un calendario fin qui non impossibile, i risultati siano molto diversi da quelli che la Roma ha raccolto nella prima parte del campionato. 

E se i risultati sono diversi, è diversa anche la strada che De Rossi ha scelto per ottenerli e questo è inutile sottolinearlo oltre; quel che si può notare, però, è che questa strada non sempre è stata percorsa fino in fondo, con alcuni risultati che sono arrivati anche grazie ai singoli o comunque a giocate, come l’ultimo 1-0 contro il Sassuolo, il pareggio di Firenze, il 3-2 al Torino e, se vogliamo, anche il largo successo di Frosinone, aperto dalla cavalcata solitaria di Huijsen quando le cose, a dire il vero, non si stavano mettendo benissimo. 

Il più accanito e nostalgico mourinhano potrebbe dunque alzare il dito e porre l’appunto che la Roma contava sui singoli prima e conta sui singoli adesso, ma sarebbe un appunto falso per due motivi. Il primo è il più evidente: con Mourinho i singoli avevano quasi totalmente smesso di essere decisivi anche di per se stessi, e un loro contributo era diventato una sorpresa più che qualcosa da aspettarsi, basti vedere il rendimento di Pellegrini completamente trasformato negli ultimi 60 giorni. Il secondo è che i singoli possono essere decisivi se c’è un collettivo a supportarli e, soprattutto, se c’è un contesto che li metta nella condizione di incidere. E per contesto si intende sia quello che succede dentro al campo, sia quel che si può fare fuori. 

Il sistema di gioco messo in campo da De Rossi a volte non ha funzionato come meccanismo di insieme, ma in più di un caso ha messo in condizione un singolo di poter dire la sua grazie al lavoro dei compagni e l’esempio è proprio quello di Roma-Sassuolo, in cui Pellegrini non prende palla in un punto a caso del campo, ma si fa trovare nel posto giusto e da lì, poi, prende l’iniziativa personale. Tutto questo senza parlare delle differenze comunicative, con Mourinho pronto a demolire tutto ciò che aveva intorno pur di avere un rinforzo in più dal mercato (magari neanche riuscendoci, vedi Karsdorp post Sassuolo-Roma) e De Rossi che invece fa il possibile per tirare fuori il meglio da quello che ha, che evidentemente non era così male come si raccontava.

Insomma. dal 16 gennaio a oggi, non sono solo i risultati a essere cambiati e non è uguale neanche l’uso e l’apporto dei singoli che possono sempre dare un contributo extra, con qualunque allenatore. Specie se vengono aiutati e non sono loro a dover sempre aiutare gli altri 10 in campo. E questa è una bella differenza.