JUST DO IT

Abita e lavora a Milano, presso “Sportitalia". Direttore di MondoPallone.it. Ha collaborato con “Il Tempo” e con diversi quotidiani e radio del Lazio, tra cui Raf 103.5
11.03.2015 01:30 di  Alessio Milone  Twitter:    vedi letture
JUST DO IT

Eh già, lo dice un famoso marchio, che quest'anno è anche piuttosto vicino ai colori giallorossi. Just do it: fallo, semplicemente. Agisci, Roma: anzi: reagisci. Serve categoricamente cambiare rotta, per evitare non solo che sfumi il secondo posto, ma anche che si faccia una figuraccia sempre più grande, soprattutto ricordando quelli che erano gli obiettivi stagionali in estate. La Roma è implosa, la Roma non c’è più, questa non è la Roma che si pensava potesse mettere in discussione la supremazia bianconera. Questa, più semplicemente, non è proprio la Roma, perché una squadra costruita per competere ad alti livelli deve per forza di cose possedere una mentalità vincente, caratteristica che quest’anno abbiamo visto fino alla gara con il Verona, dove ricorderete che si sudò parecchio per conquistare i tre punti.

Il momento cruciale, la sfida con il Bayern. Eh già, la classica legge del più forte, i bavaresi sono venuti a casa nostra per prenderci per le orecchie e ricordarci che bisogna tenere la cresta bassa, perché c’è sempre qualcuno più bravo - a volte molto più bravo - di te che sa come tenerti a bada. Guardiola - uomo che conosce l’ambiente capitolino - ha fatto la parte del nonno anziano, che prende per il bavero il ragazzo e gli dà due-tre sberle “per educazione”, per fargli cioè capire che quel girone di ferro in cui si era durante la bella parentesi Champions era un qualcosa di troppo grande per una Roma che dopo i cinque gol al Cska all'esordio pensava potesse essere tutto facile, dimenticandosi che il gusto della Grande Europa vagamente ricordava come fosse, prima di questa stagione.

E a nulla è servita una grande annata, la scorsa, per crescere sotto il profilo della personalità; ricorderete, immagino, anche le parole di Garcia, che qualche tempo fa, prima della clamorosa crisi di risultati, si diceva certo che la sua Roma potesse vincere lo Scudetto, quest’anno. A parte che si è tirato una delle gufate più audaci della storia dell’umanità, il tecnico capitolino ha peccato palesemente di superbia, “vizio capitale” riconosciuto dai grandi della letteratura e di qualche religione qua e là, e questo vizio l’ha trasmesso pari pari ai suoi giocatori. Che hanno iniziato a credersi superbi, tosti, tenaci, imbattibili.

Poi, il Bayern, che quel volo pindarico l’ha smorzato troncando di netto le ali - di cera - di questa Roma. E dopo il Bayern, l’addio alla Champions, l'addio alla Coppa Italia, l'addio allo Scudetto, e se non siamo attenti… arriva l'addio pure a un’Europa League che - ricorderete anche questo - si diceva si potesse vincere a mani basse. Sia chiaro, eh, che la Roma le potenzialità per arrivare fino in fondo in questa Europa le ha; è la testa che manca, ora. Quella testa che nel calcio, così come in ogni altra situazione della vita, se ce l’hai non te la monti, e se te la monti vuol dire che non ce l’hai. A voi capire quale di questi due casi è quello giallorosso.