Il problema è sempre lo stesso

21.11.2016 08:42 di Alessandro Carducci Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Alessandro Carducci
Il problema è sempre lo stesso

“Siamo disponibili alla battaglia, abbiamo guadagnato qualcosa nella lotta individuale, nel mestiere della lotta individuale". Parole che, alla luce della partita di ieri, sembrano appartenere a un'altra era e che invece Luciano Spalletti ha pronunciato appena due giorni fa, nella consueta conferenza stampa prima di ogni partita. Parole che stridono con quelle, invece, scivolate dalle labbra del tecnico toscano subito dopo la gara: “Quando si alza il livello di lotta delle partite diventiamo meno bravi. O gestiamo la gara facendo il nostro calcio oppure se ci abbassiamo e ci sono più duelli perdiamo qualcosa”. Quale sia la verità lo dice il campo e il campo, ieri, ha riproposto una Roma molle, fragile, spenta, abulica, debole. Debole non tecnicamente, ma nello spirito, nell'animo. Debole nel concretizzare le tante occasioni create nel primo tempo e debole nel voler afferrare i tre punti a tutti i costi. Come se il tutto stesse scivolando via con naturalezza, come se non ci fosse altro risultato possibile, come se se la storia dovesse sempre ripetersi, come se la natura di un club fosse ormai radicata nel dna dei giocatori. La Roma nella ripresa si è spenta, afflosciata, pur venendo da due settimane di lavoro e con molti nazionali rimasti a Roma agli ordini di mister Spalletti.

LA DIFFERENZA - Cagliari-Roma 2-2, Torino-Roma 3-1, Empoli-Roma 0-0 e ora Atalanta-Roma 2-1. Cali di tensioni inspiegabili, tante occasioni sciupate scioccamente, tanti piccoli punti che, sommati, fanno la differenza tra uno scudetto e un piazzamento d'onore. Tra la vittoria e la sconfitta.