IL DISASTRO IN TRE PUNTI

Giornalista e telecronista di Sportitalia, direttore di MondoPallone.it. Ha collaborato con “Il Tempo” e con diversi quotidiani e radio del Lazio, tra cui Raf 103.5
22.04.2015 09:00 di  Alessio Milone  Twitter:    vedi letture
IL DISASTRO IN TRE PUNTI

Non è stato un gran giorno quello trascorso dall'As Roma, nel giorno del compleanno della città da cui prende il nome. Non è stata una giornata all’insegna dell’allegria, non poteva esserlo dopo l'ennesima debacle, causata da una condizione psicofisica precaria, palesata un'altra volta ancora in campionato, stavolta contro l’Atalanta.

Questa Roma ha bisogno di reagire, di risorgere. L’astio tra tifosi e Pallotta è un qualcosa di assurdo, le polemiche di questi giorni sono assurde, la stagione della Roma è… già, assurda. Quanto ottimismo c’era a settembre, eh? La squadra del generale Garcia si presentava ai nastri di partenza come la contendente al titolo di una Juventus che avrebbe dovuto essere perfino più debole, con Allegri in panchina. E invece no. Invece, la partenza positiva è stata una parentesi, perché poi sono prevalse le delusioni. Iniziate con il ko dello Juventus Stadium, esplose nella sfida dell’Olimpico con il Bayern Monaco in Champions League, e costellate dalle esclusioni in Coppa Italia ed Europa League. Chapeau.

Il mercato di gennaio, poi, doveva risollevare la situazione. Via Destro, e chi arriva? Doumbia. Signori, sono qui a ripeterlo per l’ennesima volta: è uno scambio, quello tra Destro e Doumbia, che non avrebbe fatto nessuno neanche al fantacalcio. L’ivoriano non ne ha azzeccata una neanche per sbaglio, e sia chiaro che di colpe, lui, non ne ha, perché sicuramente è il primo che vuole mettersi in mostra in questa avventura italiana. La colpa è, purtroppo, di Sabatini, che da eroe dell’estate si è trasformato in capro espiatorio di una società incapace di rinforzarsi sul mercato, e non solo: capace paradossalmente di indebolirsi pericolosamente.

In sostanza, tutta questa situazione è riassumibile in tre punti: 1) Non si è riusciti, in estate, a sostituire degnamente Benatia (Manolas ha grandi potenzialità, ma l’apporto dato dal marocchino nella passata stagione è stata tutt’altra cosa. Astori e Yanga-Mbiwa rimandati a settembre). 2) Troppi infortuni (Castan a parte, il cui infortunio non è dipeso dal campo e la cui assenza si è comunque sentita in maniera clamorosa, i giallorossi hanno patito spesso una preoccupante carenza di alternative, sul terreno di gioco). 3) Si è fatto un mercato folle a gennaio (perché si voleva disegnare la squadra a immagine e somiglianza del tecnico giallorosso, ma si è invece finiti per creare un disastro, con giocatori inutili in panchina e un capitan Totti che, a 38 anni suonati, è costretto a fare gli straordinari).

Conseguenze: la Juve non ha mai avuto una vera concorrente, e la Lazio - che ha un gran tecnico, ottime individualità, ma una rosa tecnicamente inferiore - è seconda in classifica, proprio come la Roma. Bravi i biancocelesti, tanta stima: questione di convinzione, certo, di grinta, di voglia, di entusiasmo, ma soprattutto di strategia. Quella che in casa giallorossa, in quest'anno, è mancata dall’inizio alla fine.