Era già la Roma di De Rossi. E potevamo saperlo

07.03.2024 10:45 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Fonte: L'editoriale di Gabriele Chiocchio
Era già la Roma di De Rossi. E potevamo saperlo
Vocegiallorossa.it

Siamo ormai abituati a iniziare i pezzi che parlano di Daniele De Rossi riepilogando i risultati da lui ottenuti finora, risultati che al passare delle settimane vanno sempre migliorando. Lo facciamo ancora una volta: sei vittorie nelle sette partite di campionato disputate, con l’unica sconfitta arrivata contro l’Inter che si avvia a vincere facilmente lo scudetto, tre vittorie in trasferta su tre e punteggio già superiore a quello ottenuto in tutte le precedenti gare fuori casa (9 contro 8) e passaggio del turno ottenuto in Europa League contro un avversario sempre insidioso come il Feyenoord.

Questi numeri sono il risultato di ciò che De Rossi ha portato a questa squadra fin dal primo giorno e del lavoro di un collettivo che ha appreso questi concetti in modo sorprendentemente rapido ed efficiente, ricordando, per esempio, ciò che fece la squadra del 2015-2016, che con Rudi Garcia non trovava un minimo di equilibrio e che con Spalletti, nel tempo di tre partite, innestò una marcia da record, mettendo insieme 46 punti nel solo girone di ritorno. E contando che De Rossi ha iniziato con i 29 punti in 20 partite ereditati dalla precedente gestione tecnica, per andare in Champions League magari non serve un girone come quello di Spalletti, ma è un’impresa che a questo si avvicina molto. E se questa impresa è effettivamente possibile, è anche perché, oggi come allora, il materiale a disposizione del tecnico si sposa incredibilmente bene con le idee di chi è in panchina, paradossalmente molto più rispetto a chi c’era prima.

Paradossalmente ma non troppo, perché basta tornare indietro di qualche mese per ripensare a un mercato, quello della scorsa estate, in cui la direzione tecnica intrapresa sembrava diversa da quella che si era percorsa fino a quel momento. L’arrivo di Aouar, la sostituzione di Matic con Paredes e il cambio di modulo provato in estate suggerivano l’idea di passare da una squadra reattiva a una più propositiva col pallone tra i piedi, un’idea che José Mourinho ha poi perseguito per troppo poco tempo prima di arrendersi a tornare all’assetto precedente con calciatori che non erano più adatti. Ne abbiamo parlato diverse volte, anche considerando l’assenza di Smalling e le cessioni di Ibanez e, appunto, Matic, che contribuivano a formare un blocco granitico davanti a Rui Patricio.

Rimanere nel guado ha contribuito alla mancanza di risultati della Roma della prima metà di stagione, e, una volta arrivato, a De Rossi non è servito altro che riprendere la strada abbandonata dal suo predecessore, mettendoci ovviamente del suo (il modulo, ma non solo) e non scartando a priori il (pur poco) buono che era rimasto. Non si può certamente dire che il lavoro di De Rossi fin qui sia stato facile, ma che la rosa nel suo complesso avesse un’inclinazione verso il suo tipo di calcio è indubbio e questo lo ha senz’altro aiutato, in questa quasi perfetta marcia tenuta fino adesso. Momenti difficili magari arriveranno, ma questa Roma ha già delle certezze a cui aggrapparsi quando questo capiterà.