Dov'è finita la Roma europea?

28.11.2014 00:00 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Dov'è finita la Roma europea?

Nella scorsa stagione, tante volte ci si era chiesto cosa avrebbe potuto fare la Roma in una coppa europea. La squadra di Garcia giocava un calcio più volte definito europeo, apparentemente adatto ad affrontare una delle due coppe, ovviamente con avversari di rango diverso. Il secondo posto ottenuto, oltre a denaro e prestigio, ha permesso a tifosi e appassionati di poter dare una risposta alla questione, che finora non è stata molto positiva.

La premessa è ovviamente doverosa: un girone con Bayern Monaco e Manchester City sicuramente non può permettere a una squadra in crescita, ma ancora indietro a livello di potenzialità economiche e quindi di organico  rispetto alle big europee come la Roma, di giocare a viso aperto e con una propria indiscussa identità ogni gara di coppa. Certo è che i giallorossi raramente sono riusciti a proiettare la loro nitida immagine in queste prime cinque apparizioni europee. Contro il CSKA Mosca all’Olimpico la squadra di Slutski si è di fatto suicidata, così come i giallorossi hanno fatto contro il Bayern Monaco nella gara di andata, rendendo impossibile una credibile valutazione di questo tipo. In trasferta contro tedeschi e russi, Garcia ha preferito, per motivi ovviamente diversi, lasciare il pallino del gioco in mano agli avversari piuttosto che imporre una propria filosofia. Solo con il Manchester City in Inghilterra si è vista una Roma con identità e personalità, un po’ troppo poco per confermare tutte quelle velleità di mostrarsi adatti a giocare le competizioni europee e comunque decisamente meno di quanto ci si potesse aspettare la scorsa stagione.

Ci sono senz’altro attenuanti: infortuni, la poca abitudine a giocare ogni tre giorni, la prima volta di questo gruppo nella grande coppa. Ma la gara della Khimki Arena ha dimostrato ancora una volta, dopo le prove non certo esaltanti di altre squadre italiane sia in questa che nelle passate stagioni, quanto non riuscire a imporsi in gioco e personalità costituisca un grave handicap contro squadre, anche meno attrezzate tutte giocoforza abituate a farlo nei loro campionati. La Roma lo ha pagato e dovrà giocarsi in casa contro il Manchester City le proprie chance di andare avanti in Europa, sia essa quella grande o quella piccola. Uno scenario che non costituisce di per sé un peccato, perché come detto e ripetuto più volte in molti il 28 agosto avrebbero accolto positivamente l’ipotesi di giocarsi il passaggio del turno in casa, ma che lascia qualche piccolo rammarico proprio perché sarebbe bastato, al di là del gol preso all’ultimo secondo, essere un po’ meno italiani per avere qualche chance in più.

La grande fortuna della Roma è che questo potrà solamente essere di lezione per un futuro più o meno prossimo: in Europa non c’è spazio per atteggiamenti rinunciatari.