Viviani: "Se giocassi in Serie A con la Roma, sarei la persona più felice del mondo"

26.05.2015 20:51 di Claudio Lollobrigida Twitter:    vedi letture
Fonte: Sky Sport - Tele Radio Stereo
Viviani: "Se giocassi in Serie A con la Roma, sarei la persona più felice del mondo"
Vocegiallorossa.it
© foto di Federico Gaetano

"Futuro? Non lo so perché fino a ora ho pensato solo a salvarmi con il Latina che era la cosa più importante. Vedremo cosa succede adesso, devo parlare con il mio agente e capire come andranno questi due mesi di mercato”. Queste le parole a Sky Sport di Federico Viviani, centrocamposta di proprietà della Roma che quest'anno ha giocato in prestito con il Latina in Serie B.

Queste, invece, le parole del calciatore ai microfoni di Tele Radio Stereo:

Il commento al derby
"La vittoria della Roma è stata una grande gioia, ci voleva dopo mesi complicati. E' stata una bella emozione, anche se ho visto in diretta solo il primo tempo".

Con Florenzi grandi amici.
"Ci sentiamo ancora anche se non ci vediamo da un po': abbiamo legato molto, siamo molto amici ed è sempre bello quando ci sentiamo. Manteniamo i rapporti. Giocare il derby a Roma è un'emozione unica, in quella maniera ancora di più: nel primo tempo è stato tra i migliori in campo".

Ti senti pronto per la Serie A?
"Dovevo fare il mio percorso, a Padova sono partito bene e poi non ho più trovato la continuità. A Pescara ho passato momenti difficilissimi e ho avuto la fortuna di venire qui a Latina, l'ambiente ideale e perfetto. Dovevo fare un piccolo salto di qualità che credo di essere riuscito a trovare quest'anno. Nessuno avrebbe messo un euro sulla nostra salvezza perché eravamo in difficoltà, ma da gennaio abbiamo cambiato marcia facendo 30 punti nel girone di ritorno".

Un talento da predestinato, difficoltà iniziali?
"E' stato difficile ritrovarmi in prima squadra, facendo 9 presenze, a 19 anni con grandissimi campioni. Poi ti trovi in Serie B l'anno dopo e purtroppo ho peccato un pochino di presunzione a livello incoscio, in ambienti completamente diversi. Quando sono arrivato qui ho capito che non erano più i tempi della bolla di sapone di Trigoria, c'era bisogno di diventare davvero un professionista vero ed è quello che mi ha portato a fare bene quest'anno".

Gli Europei U21?
"Sono una vetrina importante, un'esperienza bellissima per i giovani che vogliono emergere: ha un fascino tutto suo e già indossare la maglia della nazionale italiana sarebbe bellissimo. Indossarla ancor di più".

Il sogno è di tornare in Serie A da dove sei partito?
"Ovviamente per un ragazzo che cresce nel settore giovanile, che arriva a giocare all'Olimpico con lo stadio e la curva piena è un sogno tornare a giocarci. Nel calcio non si sa mai, devo proseguire la mia strada e arrivare a certi livelli: se sarà con la Roma sarò la persona più felice del mondo, altrimenti andrà bene lo stesso perché l'obiettivo è quello di giocare, e per lungo tempo, in Serie A".

Offerte per giocare in Serie A?
"Fino a che non mi sono salvato con il Latina avevo chiesto al mio procuratore di non dirmi niente. Quello che sarà il mercato si vedrà nelle prossime settimane".

Ci staresti a giocare in prestito in una squadra di A, con il tuo contratto in scadenza nel 2017?
"Per me è importante fare esperienza, crescere, lavorare: ho capito che se non lavori non hai risultati. Bisogna impegnarsi sul campo tutti i giorni, cercare di superare i propri limiti: questa è la cosa più importante. L'obiettivo è quello di giocare in Serie A, se nella Roma ancor meglio".

Su cosa devi migliorare?
"Sul mantenere i ritmi per tutta la partita, essere dentro per tutti i 90 minuti e giocare ad alta velocità per tutto l'arco degli incontri. Si può migliorare anche sulle qualità, ovviamente, e anche su quelle bisogna lavorare".

Che ricordi hai di Luis Enrique? Ti aspettavi che potesse fare così tanto?
"Si, ha sempre dimostrato grande carisma: a Roma nonostante le critiche ha sempre portato avanti le sue scelte, nonostante la stagione non fosse andata benissimo. Non si è mai tirato indietro ed è sintomo di grande personalità: avere come primo incarico la panchina della Roma è una cosa molto, molto difficile e lui la riuscì a gestire abbastanza bene nonostante non sia andato tutto per il meglio. E' preparato e a Barcellona ha raggiunto la sua dimensione: è il tipo di calcio che ha in mente lui. Sia lui che De la Pena mi hanno insegnato tanto, mi stavano dietro e ho imparato tanto: per questo a lui sarò sempre grato".