Da Pelizzoli a Goicoechea: dieci stagioni con la porta in bilico prima dell'arrivo di Morgan De Sanctis

23.04.2014 06:00 di Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
Da Pelizzoli a Goicoechea: dieci stagioni con la porta in bilico prima dell'arrivo di Morgan De Sanctis
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© foto di Insidefoto/Image Sport

L'arrivo di Morgan De Sanctis come nuovo guardiano della porta giallorossa aveva fatto storcere il naso a più di qualche tifoso della Roma, che lo considerava uno scarto del Napoli e che aveva negli occhi le sue ultime stagioni non esattamente brillanti. Il numero 26, con le sue prestazioni, ha invece riportato tranquillità quando la palla si avvicina alla porta; una tranquillità che, forse, mancava dai tempi dello scudetto, quando a difendere i pali della squadra di Capello c'era Francesco Antonioli.

Col tricolore sul petto, la Roma decide di investire 27 miliardi di lire sull'allora atalantino Ivan Pelizzoli, tra i migliori estremi difensori della stagione precedente. Dopo la prima stagione passata in panchina con sole 5 presenze, Pelizzoli conquista la maglia numero 1 in una partita di Coppa Italia contro la Triestina, in cui trascina i suoi al turno successivo parando due rigori sui quattro calciati dagli ospiti nella serie finale. Alla sua terza stagione in giallorosso colleziona addirittura 773 minuti consecutivi senza incassare gol, grazie anche alla granitica difesa formata da Zebina, Samuel e Chivu, ponendosi al quinto posto della classifica all-time. Sembra il portiere del futuro giallorosso, con un possibile buon dodicesimo come Carlo Zotti, che quando chiamato in causa ben reagisce e si rende protagonista di un rigore parato a Flachi, ma nella stagione 2004-2005 infortuni e incomprensioni gli fanno perdere il posto a favore di Gianluca Curci, autore di un buon esordio con il Parma e di una serie di prestazioni positive nella seconda parte di quella disastrata stagione, in cui lui ha poco da perdere vista la giovane età e la pessima difesa che si trova davanti. Le partite con Milan in campionato e Udinese in Coppa Italia fanno presagire per lui un grande futuro, ma anche in questo caso le cose non si mettono bene: dopo averlo schierato in una partita di Coppa UEFA contro l'Aris Salonicco, il nuovo tecnico Luciano Spalletti opta per Alexander Marangon Doni, arrivato dalla Juventude, come titolare nel derby. Nella gara successiva contro l'Inter Doni commette un errore, regalando di fatto ad Adriano un pallone che riapre il match, poi portato a casa dai giallorossi, ma questo non genera dubbi in Spalletti che lo continua a preferire a Curci e ne fa il portiere titolare per quattro stagioni, in cui alterna partite straordinarie (come ad esempio quella di Lione in Champions League) ad altre in cui lascia a desiderare.

Nel 2008-2009 Doni è vittima di un infortunio al ginocchio che lo tiene fermo per diverse partite e lo costringe a giocare sul dolore in altre, in cui il suo rendimento è pesantemente condizionato. In questo periodo entra un po' nelle mire dei tifosi e nella stagione successiva rientra solamente a ottobre; nel frattempo a prendere il posto da titolare è Artur, spesso autore di prestazioni al di sotto della sufficienza, con qualche luce nel corso di una gara col Milan vinta 2-3. Forse esasperato dalla situazione, Spalletti, a un passo dall'addio, tenta il tutto per tutto schierando contro la Juventus Julio Sergio, che gioca una buona gara, viene confermato dal subentrante Ranieri e diventa definitivamente il titolare nella gara di San Siro con l'Inter, inanellando diverse parate decisive, su tutte quelle su Mauri nel derby di andata e quella su Floccari dal dischetto in quello di ritorno, che lo fanno entrare nel cuore dei supporter. La stagione si conclude con l'amaro secondo posto dopo il KO interno con la Samp e la successiva inizia malissimo per la Roma, che ottiene il primo successo solo alla quinta giornata con l'Inter, e per Julio Sergio, che è ripetutamente vittima di infortuni che gli fanno saltare la sfida di Supercoppa, giocata da un Bogdan Lobont imperfetto su Eto'o in occasione del gol del 3-1, e lo costringono a episodi come quello di Brescia, gara in cui il numero 27 subisce un colpo alla caviglia ma è costretto a rimanere in campo in lacrime. Il rendimento non è quello della stagione precedente e l'arrivo in panchina di Montella segna di fatto la fine della sua carriera in maglia giallorossa, con il ritorno da titolare di Doni, che tuttavia sarà solo temporaneo.

Nell'estate del 2011 entrambi i portieri vengono infatti ceduti: Julio Sergio va a Lecce in prestito, Doni a Liverpool con incentivo all'esodo. Al loro posto viene acquistato dall'Ajax Maarten Stekelenburg, estremo difensore titolare della Nazionale olandese, accolto con molta attesa da parte dell'ambiente dopo un Mondiale giocato da protagonista, con la sconfitta in finale per opera della Spagna, l'anno prima. L'esordio non è dei migliori, con l'errore di Bratislava che costa una grossa fetta di qualificazione all'Europa League, e nelle gare successive, anche a causa di un reparto difensivo ampiamente insufficiente, Stek non riesce a esprimere le sue qualità, infortunandosi più volte e perdendo continuità di gioco. L'arrivo in panchina di Zdenek Zeman nel 2012 peggiora ulteriormente le cose per l'ex Ajax, che finisce in panchina sostituito da Mauro Goicoechea. Il portiere uruguagio è una precisa richiesta del tecnico boemo per le sue qualità di gioco con i piedi e la scelta scatena molte polemiche in virtù della sua nulla esperienza in Europa e di alcuni suoi interventi negativi, come quello che regala il pari alla Lazio nel derby d'andata terminato 3-2 per i biancocelesti. Nell'ultimo giorno del mercato di gennaio Stekelenburg, che si dimostra insofferente verso questa situazione, si accorda con il Fulham, ma il trasferimento salta per la mancanza di un sostituto; pochi giorni dopo Zeman viene esonerato e Aurelio Andreazzoli rimette l'olandese al suo posto fino a fine stagione, fatte salve le ultime gare che vengono giocate da Lobont a causa dell'ennesimo infortunio dell'olandese.

Al termine della stagione si concretizza la sospirata cessione al Fulham e la Roma va alla ricerca di un estremo difensore italiano e con esperienza di Serie A. Per diverse settimane si assiste a un lungo ballottaggio tra Emiliano Viviano e Stefano Sorrentino, che però per diversi motivi non convincono appieno Walter Sabatini, il quale tira fuori dal cilindro la carta-De Sanctis, in piena rottura col Napoli dopo quattro stagioni e acquistabile quasi a zero. La carta d'identità non consente di pensare a lui come estremo difensore per i prossimi anni, ma la stagione che va concludendosi ha restituito serenità ai tifosi anche con la porta giallorossa inquadrata dalle telecamere