Simone Tiribocchi: "Speravo in una chance in giallorosso, quando affrontavo la Roma mettevo sempre qualcosa in più"

17.04.2015 18:30 di Alfonso Cerani   vedi letture
Fonte: AS Roma match program
Simone Tiribocchi: "Speravo in una chance in giallorosso, quando affrontavo la Roma mettevo sempre qualcosa in più"
Vocegiallorossa.it
© foto di Alberto Mariani

Simone Tiribocchi, ex giocatore di Lazio e Atalanta, ora allenatore degli esordienti del Vicenza, ha rilasciato un'intervista sull'AS Roma match program. Queste le sue parole:

Tiribocchi, eppure qualche dispiacere da avversario l’ha dato alla Roma in carriera, andando in gol in più di un’occasione nei suoi trascorsi passati.

“Non lo nascondo: per me contro la Roma non è mai stata una partita come le altre. Volevo mettermi in mostra, ci tenevo tanto. Sa cosa accadde la prima volta che l’affrontai?”.

Racconti.

“Giocavo con il Chievo, era il gennaio 2005. La sera prima sudavo, non avevo altri pensieri che riuscire a fare bene in campo. Sentivo tanto l’evento, ma riuscii a gestire bene quella tensione. Non a caso, andai pure in gol insieme a Pellissier. Finì 2-2, Montella fece una doppietta per la Roma, uno dei due gol di Vincenzo fu particolarmente bello, in rovesciata”.

Come mai aveva tutta questa voglia di giocare al massimo proprio contro la sua squadra?

“Pensavo che se avessi avuto un rendimento all’altezza, avrei potuto meritare una chance in giallorosso. Mi sarebbe piaciuto tanto, era il sogno di mio padre vedermi a Trigoria. Detto questo, non rinnego nulla della mia carriera”.

Con l’Atalanta segnò all’Olimpico nel 2010 nel giorno in cui l’allora Roma di Ranieri superò l’Inter di Mourinho al primo posto in classifica.

“Ricordo bene quella giornata. Feci il gol della speranza per noi (il 2-1, ndr) e sfiorai alla fine anche quello del pareggio che avrebbe rimesso in discussione pure il primato in classifica. Sinceramente, nonostante la Roma quel giorno passò prima, io non ci pensai. Ero preoccupato per le sorti della mia squadra, che poi a fine campionato retrocesse. Realizzai solo in settimana l’impresa che stava facendo la Roma in campionato, peccato che poi ci fu quel Roma-Sampdoria del 25 aprile che rovinò tutto…”.

Nel caso la Lazio non vincesse sabato a Torino contro la Juventus, la formazione di Garcia potrebbe fare un altro sorpasso di nuovo contro l’Atalanta. Non per il primo, ma per il secondo posto.

“Da tifoso lo spero davvero. A prescindere che accada in questa o nelle prossime settimane. La Roma di Garcia è forte e merita di entrare in Champions League dalla porta principale. Ciò non toglie nulla alla Lazio: sta facendo un grande campionato e mi fa piacere vedere le due squadre romane duellare ai vertici della Serie A. Meglio la Capitale lassù che i club del nord”.

Che partita prevede domenica all’Olimpico?

“Una gara tirata, difficile. L’Atalanta è una squadra che non molla mai. Sulla carta, però, la Roma è favorita e deve prendere i tre punti”.

Lei ha smesso di giocare la scorsa stagione. Com’è cambiata la sua vita?

“Beh, è cambiata tanto. Da calciatore il pensiero era di prepararmi individualmente per poi mettere a disposizione della squadra la mia prestazione. Ora da allenatore la priorità è di allenare al meglio i ragazzi tutti i giorni in campo e di prepararli per la partita del fine settimana”.

Le piace lavorare con i giovani?

“Tantissimo. È veramente gratificante. La loro purezza ti fa riconciliare con questo sport dopo averne viste tante in carriera”.

Perché, cosa ha visto di negativo in carriera?

“Beh, alcune volte mi sono trovato in situazioni sconvenienti. Magari mi sbattevo in settimana per prendermi una maglia da titolare, sudando in allenamento, poi il tecnico di turno premiava un altro e tu dovevi ricominciare da capo per conquistarti un posto. Spesso la gente mi chiede: «Perché in Serie A non hai giocato in squadre di livello più alto?»”.

E lei come risponde?

“Sinceramente non so come rispondere. Non so se è stata colpa mia o se sono subentrati altri fattori. Io mi sono sempre messo in discussione, ci mancherebbe. Comunque, non rimpiango nulla di quanto fatto in passato e ne vado fiero”.

Che effetto fa vedere Totti ancora in campo alla soglia dei quarant’anni?

“Francesco è un simbolo, oltre che un campione. È impossibile pensare a una Roma senza Totti. Ha fatto tanto per questa squadra e nessun tifoso deve dimenticarlo”.