Cassetti: "I calciatori non si impegnano? Non scherziamo, seguono quello che gli viene chiesto"

09.02.2016 11:50 di Danilo Magnani Twitter:    vedi letture
Fonte: romatalkradio.it
Cassetti: "I calciatori non si impegnano? Non scherziamo, seguono quello che gli viene chiesto"
Vocegiallorossa.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Marco Cassetti, ex difensore giallorosso ora al Como, ha parlato all'emittente web Roma Talk Radio. Di seguito le sue parole sugli anni alla Roma, dove venne allenato anche da Luciano Spalletti:

A Roma col tempo sei diventato un cardine, uno dei pochi a segnare nel derby, le sensazioni del tuo goal nella stracittadina?
“Le sensazioni sono difficili da spiegare, sono consapevole di essere uno dei pochi goleador nel derby, ancora oggi me lo ricordano, questo è un piacere enorme”.

Facciamo amarcord: hai fatto l’assist per uno dei gol più belli di Francesco Totti. Pensavi uscisse fuori quella mgia dal tuo cross?
“No, ti dico la verità. Ha tramutato in oro un semplice pallone, mi fa piacere di aver partecipato a questo goal. Francesco è un amico e una persona fantastica, è stato applaudito da tutto lo stadio, evento più unico che raro…”.

Ultimamente sono uscite tante dichiarazioni di ex calciatori della Roma, che “accusano” i giocatori di non impegnarsi più di tanto…
“Ma non scherziamo, sono professionisti, poi dipende da che allenatore hai, dipende dai suoi programmi di allenamento. Il calciatore fa quello che gli viene chiesto, nulla di più nulla di meno”.

C’è carenza di terzini oggi in Italia, da cosa dipende?
“C’è sempre stata carenza, oggi ancora di più. Sono cambiate un po’ le generazioni. Un ruolo che viene preso poco in considerazione, oggi si tralascia la fase difensiva”.

Spalletti è l’allenatore giusto per la Roma?
“Sì, conosce benissimo l’ambiente. Lo abbiamo ascoltato nelle sue prime conferenze, è un allenatore di polso, grande carattere, già si vede la sua mano. Contro il Sassuolo, dove non dava punti di riferimento in attacco, è stato un po’ un emblema”.

Da cosa dipende questo calo fisico secondo te?
“Dalla preparazione. Si era partiti con un allenatore che chiedeva e voleva determinate cose, arriva un altro allenatore che lavora diversamente. Il cambio di lavoro non può avvenire in automatico”.

Guardi ancora le partite della Roma?
“Quando posso, sempre”.

25 Aprile 2010, Roma Sampdoria 1-2: cala il sipario sulle speranze di vincere il titolo. Cosa accadde negli spogliatoi?
“Grandissima delusione e un piccolo battibecco, cose che succedono normalmente anche durante gli allenamenti. Il nervosismo rende tutto esasperato, non ci sono stati cazzotti in faccia da nessuna parte, poi è normale che alla fine si è perso un campionato e gli umori non potevano essere altrimenti”.

Il tuo addio alla Roma, ce lo puoi raccontare?
“Mi è dispiaciuto non essere stato convocato per l’ultima partita all’Olimpico, questo mi ha lasciato l’amaro in bocca. Ma siamo professionisti, sarei rimasto ma la società ha deciso altro, e ho accettato la scelta”.